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domenica 6 gennaio 2008

DAL LABORATORIO ONLINE DEI MERCATI FINANZIARI - I problemi del risparmio gestito

La notizia viene riportata da quasi tutti i giornali: circa 53 miliardi di deflussi netti negativi dal mondo del risparmio gestito italiano e solo il 9%-10% dei gestori riesce a battere il benchmark di riferimento.
C'è da stupirsi? Forse i lettori poco attenti saranno rimasti impressionati da questi numeri; tuttavia essi celano problemi vecchi ed irrisolti che continuano a trascinarsi da anni. Innanzitutto il nostro sistema bancario, troppo legato al mondo delle sgr, tanto che tutti i principali gruppi bancari possiedono una società di gestione del risparmio. Spesso il possesso è tale da condizionare in tutto e per tutto le politiche di governance della sgr, celando un palese conflitto di interessi.
In secondo luogo, citiamo la miopia di molti istituti di credito, decisamente più impegnati nelle loro attività "tradizionali" di banca e poco inclini ad investire con denaro e piani di sviluppo e rinnovamento nelle società di gestione. La pochezza di investimenti si ripercuote poi nei pochi investimenti fatti in ricerca ed analisi dei mercati finanziari che hanno come conseguenze processi di investimento vetusti, gestioni poco attive rispetto al benchmark e che, solo raramente, creano un vero valore aggiunto. Da qui, prodotti vecchi e troppo ancorati al benchmark di riferimento che, tra l'atro, annidano al loro interno costi troppo elevati che, in non pochi casi vanno ad ingrassare le reti di vendita e i gestori.
E' ovvio che i prodotti del risparmio gestito sono maturi anche grazie all'arrivo sul mercato di nuovi strumenti (ad esempio gli ETF); in ogni settore di attività economica quando un prodotto, nell'ambito del proprio ciclo di vita giunge allo stadio della maturazione viene sostituito con un altro prodotto o viene cambiato nelle sue caratteristiche di base. L'industria del risparmio gestito, ovviamente se ne accorta, ma spesso i cambiamenti delle caratteristiche dei prodotti sono solo una facciata (cambia cioè solo la carta con cui si avvolge il prodotto!!!) oppure, celano sorprese negative per i poveri risparmiatori che li acquistano (si vedano i mutui subprime e i prodotti absolute return).
Tuttavia, anche i risparmiatori hanno le loro colpe, sopratutto quando non si informano a sufficienza prima di investire il proprio denaro e subiscono passivamente le lusinghe del venditore che rifila loro prodotti finanziari non coerenti con il proprio profilo di rischio rendimento.
Tuttavia i risparmiatori hanno fame di novità e questa la si vede nel buon stato di salute degli hedge fund che hanno incrementato i loro flussi di 112 milioni di euro o nei progressi, in termini di raccolta, degli ETF; ma quanti risparmaitori conoscono bene gli Hedge fund e hanno le possibilità economiche (i tagli minimi di acquisto sono proibitivi!) per investirci??

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