Il report gratuito di Financial Markets LAB!
Si chiama Financial Markets LAB Newsletter ed è il mio report GRATUITO di ricerca ed analisi in materia di investimenti sui mercati finanziari contenente notizie, commenti, curiosità ed approfondimenti sull'andamento dei principali mercati finanziari.
Puoi riceverlo nella Tua mail mandando una richiesta all'indirizzo:
finmklab@yahoo.it
AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI INFORMATIVA AI SENSI DELL'ART. 13 DEL D.LGS 196 DEL 30 GIUGNO 2003 (Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali) - Il blog Financial Markets LAB desidera informare i propri lettori, ai sensi dell'articolo 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, che i dati personali che li riguardano, raccolti in occasione della sottoscrizione della Financial Markets LAB Newsletter gratuita, saranno oggetto di trattamento ai sensi della legge sopraindicata. Si leggano a questo proposito i dettagli riportati nello spazio apposito, intitolato Privacy, in questa stessa pagina.
mercoledì 30 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Ennesimo taglio della Fed!!!
Ecco la Fed in azione!!!!!! Poco fa ha provveduto a "sforbiciare" di un altro mezzo punto i tassi di riferimento Usa; ecco lo Statement con cui la Banca Centrale americana ha accompagnato la mossa di politica monetaria: "The Federal Open Market Committee decided today to lower its target for the federal funds rate 50 basis points to 3 percent.
Financial markets remain under considerable stress, and credit has tightened further for some businesses and households. Moreover, recent information indicates a deepening of the housing contraction as well as some softening in labor markets. The Committee expects inflation to moderate in coming quarters, but it will be necessary to continue to monitor inflation developments carefully. Today's policy action, combined with those taken earlier, should help to promote moderate growth over time and to mitigate the risks to economic activity. However, downside risks to growth remain. The Committee will continue to assess the effects of financial and other developments on economic prospects and will act in a timely manner as needed to address those risks. Voting for the FOMC monetary policy action were: Ben S. Bernanke, Chairman; Timothy F. Geithner, Vice Chairman; Donald L. Kohn; Randall S. Kroszner; Frederic S. Mishkin; Sandra Pianalto; Charles I. Plosser; Gary H. Stern; and Kevin M. Warsh. Voting against was Richard W. Fisher, who preferred no change in the target for the federal funds rate at this meeting.
In a related action, the Board of Governors unanimously approved a 50-basis-point decrease in the discount rate to 3-1/2 percent. In taking this action, the Board approved the requests submitted by the Boards of Directors of the Federal Reserve Banks of Boston, New York, Philadelphia, Cleveland, Atlanta, Chicago, St. Louis, Kansas City, and San Francisco. "
Da notare il taglio congiunto del tasso di sconto che va al 3.5%. A questo punto l'interrogativo è: come reagiranno i mercati finanziari dopo questa iniezione da cavallo?? (1.25% di tagli in pochi giorni!!!) Leggeranno il bicchiere come mezzo pieno o come mezzo vuoto?
Da sottolineare le parole dello statement dove la Fed riconosce che rimangono ulteriori rischi di rallentamento della crescita e che i mercati finanziari continuano a rimanere sotto pressione.
Financial markets remain under considerable stress, and credit has tightened further for some businesses and households. Moreover, recent information indicates a deepening of the housing contraction as well as some softening in labor markets. The Committee expects inflation to moderate in coming quarters, but it will be necessary to continue to monitor inflation developments carefully. Today's policy action, combined with those taken earlier, should help to promote moderate growth over time and to mitigate the risks to economic activity. However, downside risks to growth remain. The Committee will continue to assess the effects of financial and other developments on economic prospects and will act in a timely manner as needed to address those risks. Voting for the FOMC monetary policy action were: Ben S. Bernanke, Chairman; Timothy F. Geithner, Vice Chairman; Donald L. Kohn; Randall S. Kroszner; Frederic S. Mishkin; Sandra Pianalto; Charles I. Plosser; Gary H. Stern; and Kevin M. Warsh. Voting against was Richard W. Fisher, who preferred no change in the target for the federal funds rate at this meeting.
In a related action, the Board of Governors unanimously approved a 50-basis-point decrease in the discount rate to 3-1/2 percent. In taking this action, the Board approved the requests submitted by the Boards of Directors of the Federal Reserve Banks of Boston, New York, Philadelphia, Cleveland, Atlanta, Chicago, St. Louis, Kansas City, and San Francisco. "
Da notare il taglio congiunto del tasso di sconto che va al 3.5%. A questo punto l'interrogativo è: come reagiranno i mercati finanziari dopo questa iniezione da cavallo?? (1.25% di tagli in pochi giorni!!!) Leggeranno il bicchiere come mezzo pieno o come mezzo vuoto?
Da sottolineare le parole dello statement dove la Fed riconosce che rimangono ulteriori rischi di rallentamento della crescita e che i mercati finanziari continuano a rimanere sotto pressione.
sabato 26 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Perchè la Bce temporeggia?
Leggendo i giornali nelle ultime settimane da più parti si sono levate critiche alla politica monetaria attuata da Trichet; perchè la Banca Centrale Europea non taglia i tassi come ha tempestivamente fatto la Fed?! Diverse a nostro avviso le ragioni alla base di questo comportamento, in apparenza irragionevole, nella realtà dei fatti plausibile.
Innanzitutto i cicli economici Usa ed Euro, seppure tra loro correlati, negli ultimi anni sembrano essere maggiormente slegati e ne è la prova il fatto che mentre gli indicatori anticipatori Usa segtnalano brutto tempo (Ism manifatturiero sotto la soglia dell'espansione), in area Euro le cose vanno diversamente (Pmi ancora sopra la soglia di espansione anche se in moderazione nelle rilevazioni più recenti).
In secondo luogo l'inflazione; come mostra il secondo grafico in alto essa è abbondantemente al di sopra del 2% (target che la Bce deve perseguire); infine le condizioni della massa monetaria (M3) in Eurolandia: il primo grafico in alto mostra che i livelli di massa monetaria sono ai massimi dagli anni '80.
Quindi, probabilmente la Bce agirà sui tassi, ma lo farà decisamente più in ritardo rispetto al passato; per esempio, nel precedente ciclo espansivo (scoppio della bolla tecnologica del 2000) Fed e Bce si mossero con maggiore sincronia; ma la situazione era abbastanza diversa rispetto a quella attuale!!
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Cosa sono i trading system?!
I trading system rappresentano l'evoluzione dell'analisi tecnica tradizionale basata sullo studio dei grafici dei prezzi delle attività finanziarie; il loro punto di forza è rappresentato dall'eliminazione della soggettività dell'analisi; il punto di partenza è rappresentato da un set di regole precise che ci dica quando comprare e quando vendere una determinata attività finanziaria. Il passo successivo è verificarne l'attendibilità in termini di risultati attraverso un cosidetto backtest; è come se si applicassero "per finta" le regole di acquisto/vendita al fine di vedere se queste sono profittevoli o meno. SDe la fase di backtest produrrà risultati soddisfacenti allora possiamo cominciare ad applicare il trading system per davvero! Questo strumento di trading è delicatissimo; infatti, non è detto che un trading system funzioni sempre! Inoltre un certo algoritmo può funzionare benissimo su un titolo ma produrre perdite di denaro su un altro titolo. Per poetrli utilizzare è indispensabile astrarsi da quello che poi succede nella realtà sui mercati finanziari e bisogna applicarli in modo oggettivo e disciplinato indipendentemente da quello che si ritiene soggettivamente possa accadere. Quindi se il trading system mi dice di acquistare il titolo Generali e magari è appena uscita una notizia che si possa ritenere negativa per l'evoluzione futura della società, devo rispettare il segnale del trading system se voglio essere coerente. Per agire in modo così distaccato è indispensabile avere alle spalle esperienza ed aver testato attentamente il trading system cercando di capirne la bontà ed i limiti operativi; il segreto di un buon trading system non è che faccia 9 operazioni vincenti su 10, ma che la somma degli utili delle operazioni vincenti superi le perdite di quelle perdenti. Ci sono una serie di parametri di cui tenere conto per poter valutare la bontà di un trading system, ma ne parleremo la prossima volta!!
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - I Fondi Sovrani
Lo scoppio della bolla del credito e la conseguente crisi del settore bancario ha fatto emergere con prepotenza sulla scena internazionale dei nuovi attori: i Fondi Sovrani.
Si tratta di veicoli di investimento governativi che vengono finanziati con una parte delle riserve valutarie dei Paesi di appartenenza, al fine di gestirle in maniera separata e differenziata rispetto alla restante quota delle riserve ufficiali.
L’istituzione dei fondi sovrani rappresenta la risposta che diversi Paesi hanno dato all’esigenza di fare fruttare in maniera appropriata i fondi in eccesso derivanti dai flussi valutari a loro volta generati dagli avanzi delle partite correnti; questi ultimi sono tipici di Paesi prodottori di materie prime. Rispetto alla normale gestione delle riserve valutarie, i fondi sovrani hanno un orizzonte di investimento ed una propensione al rischio maggiori.
Ed è proprio grazie alla grande crescita delle riserve valutarie che i Fondi Sovrani stanno vivendo un momento di grande espansione. Nel 2007 la classifica dei Paesi per disponibilità di riserve valutarie vede al primo posto la Cina con 1202 miliardi di dollari, al secondo la Russia con 330 miliardi, al terzo la Corea del Sud con 243, al quarto l’India con 192, al quinto Singapore con 137; seguono poi Brasile (109), Malaysia (89), Tailandia (69), Norvegia (56), Australia (55).
Diversi sono gli obiettivi che i Fondi Sovrani si propongono di perseguire: agevolare lo sviluppo economico e sociale del Paese, rafforzare il bilancio statale proteggendolo dalla volatilità delle entrate fiscali, mettere da parte risorse per affrontare eventi imprevisti, accantonare risparmi per le generazioni che verranno quando le risorse naturali saranno esaurite. Tuttavia, dall’esame dei comportamenti recenti di queste Istituzioni è ipotizzabile che le loro scelte di investimento diverranno sempre più strategiche e finalizzate ad accrescere il know how del Paese di appartenenza (telecomunicazioni, energia, settore finanziario e diritti di proprietà intellettuale sembrano i campi più ambiti).
I primi Fondi Sovrani risalgono ad almeno 50 anni fa; citiamo il Kuwait Investment Authority che fu costituito nel 1953 per investire i petrodollari in eccesso e che si rivelò estremamente utile per finanziare la ricostruzione dopo l’invasione irachena del 1990.
Oggi a livello dimensionale l’Adia (Abu Dhabi) dispone di 625 miardi di dollari; il Global (Norvegia) dispone di 322 miliardi; il Gic (Singapore) di 215 miliardi; il Kuwait Investment Authority (Kuwait) dispone di 213 miliardi; il China Investment Corporation (Cina) dispone di 200 miliardi; lo Stabilization Fund (Russia) dispone di 127 milioni; il Temasek dispone di 108 milioni.
Attualmente, i capitali di cui dispongono i fondi sovrani dovrebbero aggirarsi intorno ai 2.500 miliardi di dollari statunitensi; tale cifra è quintuplicata rispetto alle disponibilità degli anni novanta (circa 500 miliardi di dollari); tuttavia secondo i più recenti studi ci sarà una ulteriore grossa crescita dei capitali che saranno in grado di gestire; tale sviluppo riguarderà soprattutto i Fondi Sovrani Asiatici che dovrebbero arrivare a gestire circa il 50% dei probabili 12000 miliardi di dollari complessivamente a disposizione nel 2015.
E l’asso nella manica dei fondio asiatici è proprio rappresentato dalle riserve valutarie (circa 3660 miliardi di dollari).
Le incursioni più recenti hanno riguardato l’ingresso nel capitale di grosse banche; ad es. il Fondo Gic di Singapore ha investito 11.5 miliardi di dollari in Ubs; il Fondo China Investment Company (Cina) ha investito 5 miliardi di dollari in Morgan Stanley; il Fondo Temasek (Singapore) ha investito 7 miliardi di dollari in Merril Lynch e Barclays.
I fondi sovrani svolgono un importantissimo ruolo sui mercati finanziari con diversi effetti positivi che vanno dall’effetto stabilizzatore di eventuali crisi che possono scoppiare nei mercati emergenti al supporto fornito ad aziende occidentali in crisi grazie all’ingresso nel loro capitale e l’apporto di mezzi freschi.
Le incognite sono invece legate alla trasparenza nell’utilizzo delle risorse di cui dispongono; a questo proposito sta lavorando anche la Commissione Europea al fine di stabilire un coordinamento ed una posizione comune tra gli stati membri.
Si tratta di veicoli di investimento governativi che vengono finanziati con una parte delle riserve valutarie dei Paesi di appartenenza, al fine di gestirle in maniera separata e differenziata rispetto alla restante quota delle riserve ufficiali.
L’istituzione dei fondi sovrani rappresenta la risposta che diversi Paesi hanno dato all’esigenza di fare fruttare in maniera appropriata i fondi in eccesso derivanti dai flussi valutari a loro volta generati dagli avanzi delle partite correnti; questi ultimi sono tipici di Paesi prodottori di materie prime. Rispetto alla normale gestione delle riserve valutarie, i fondi sovrani hanno un orizzonte di investimento ed una propensione al rischio maggiori.
Ed è proprio grazie alla grande crescita delle riserve valutarie che i Fondi Sovrani stanno vivendo un momento di grande espansione. Nel 2007 la classifica dei Paesi per disponibilità di riserve valutarie vede al primo posto la Cina con 1202 miliardi di dollari, al secondo la Russia con 330 miliardi, al terzo la Corea del Sud con 243, al quarto l’India con 192, al quinto Singapore con 137; seguono poi Brasile (109), Malaysia (89), Tailandia (69), Norvegia (56), Australia (55).
Diversi sono gli obiettivi che i Fondi Sovrani si propongono di perseguire: agevolare lo sviluppo economico e sociale del Paese, rafforzare il bilancio statale proteggendolo dalla volatilità delle entrate fiscali, mettere da parte risorse per affrontare eventi imprevisti, accantonare risparmi per le generazioni che verranno quando le risorse naturali saranno esaurite. Tuttavia, dall’esame dei comportamenti recenti di queste Istituzioni è ipotizzabile che le loro scelte di investimento diverranno sempre più strategiche e finalizzate ad accrescere il know how del Paese di appartenenza (telecomunicazioni, energia, settore finanziario e diritti di proprietà intellettuale sembrano i campi più ambiti).
I primi Fondi Sovrani risalgono ad almeno 50 anni fa; citiamo il Kuwait Investment Authority che fu costituito nel 1953 per investire i petrodollari in eccesso e che si rivelò estremamente utile per finanziare la ricostruzione dopo l’invasione irachena del 1990.
Oggi a livello dimensionale l’Adia (Abu Dhabi) dispone di 625 miardi di dollari; il Global (Norvegia) dispone di 322 miliardi; il Gic (Singapore) di 215 miliardi; il Kuwait Investment Authority (Kuwait) dispone di 213 miliardi; il China Investment Corporation (Cina) dispone di 200 miliardi; lo Stabilization Fund (Russia) dispone di 127 milioni; il Temasek dispone di 108 milioni.
Attualmente, i capitali di cui dispongono i fondi sovrani dovrebbero aggirarsi intorno ai 2.500 miliardi di dollari statunitensi; tale cifra è quintuplicata rispetto alle disponibilità degli anni novanta (circa 500 miliardi di dollari); tuttavia secondo i più recenti studi ci sarà una ulteriore grossa crescita dei capitali che saranno in grado di gestire; tale sviluppo riguarderà soprattutto i Fondi Sovrani Asiatici che dovrebbero arrivare a gestire circa il 50% dei probabili 12000 miliardi di dollari complessivamente a disposizione nel 2015.
E l’asso nella manica dei fondio asiatici è proprio rappresentato dalle riserve valutarie (circa 3660 miliardi di dollari).
Le incursioni più recenti hanno riguardato l’ingresso nel capitale di grosse banche; ad es. il Fondo Gic di Singapore ha investito 11.5 miliardi di dollari in Ubs; il Fondo China Investment Company (Cina) ha investito 5 miliardi di dollari in Morgan Stanley; il Fondo Temasek (Singapore) ha investito 7 miliardi di dollari in Merril Lynch e Barclays.
I fondi sovrani svolgono un importantissimo ruolo sui mercati finanziari con diversi effetti positivi che vanno dall’effetto stabilizzatore di eventuali crisi che possono scoppiare nei mercati emergenti al supporto fornito ad aziende occidentali in crisi grazie all’ingresso nel loro capitale e l’apporto di mezzi freschi.
Le incognite sono invece legate alla trasparenza nell’utilizzo delle risorse di cui dispongono; a questo proposito sta lavorando anche la Commissione Europea al fine di stabilire un coordinamento ed una posizione comune tra gli stati membri.
martedì 22 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Taglio di 75 b.p. della FED
Ecco il comunicato con il quale la Fed ha accompagnato nel primo pomeriggio il tanto atteso taglio dei tassi di riferimento:"The Federal Open Market Committee has decided to lower its target for the federal funds rate 75 basis points to 3-1/2 percent. The Committee took this action in view of a weakening of the economic outlook and increasing downside risks to growth. While strains in short-term funding markets have eased somewhat, broader financial market conditions have continued to deteriorate and credit has tightened further for some businesses and households. Moreover, incoming information indicates a deepening of the housing contraction as well as some softening in labor markets.The Committee expects inflation to moderate in coming quarters, but it will be necessary to continue to monitor inflation developments carefully. Appreciable downside risks to growth remain. The Committee will continue to assess the effects of financial and other developments on economic prospects and will act in a timely manner as needed to address those risks. Voting for the FOMC monetary policy action were: Ben S. Bernanke, Chairman; Timothy F. Geithner, Vice Chairman; Charles L. Evans; Thomas M. Hoenig; Donald L. Kohn; Randall S. Kroszner; Eric S. Rosengren; and Kevin M. Warsh. Voting against was William Poole, who did not believe that current conditions justified policy action before the regularly scheduled meeting next week. Absent and not voting was Frederic S. Mishkin.In a related action, the Board of Governors approved a 75-basis-point decrease in the discount rate to 4 percent. In taking this action, the Board approved the requests submitted by the Boards of Directors of the Federal Reserve Banks of Chicago and Minneapolis."
Interessante la frase "Appreciable downside risks to growth remain" che sancisce la gravità delle condizioni in cui verte l'economia a stelle e strisce; ancora una volta prevale una Fed più attenta alla crescita che all'inflazione e la sua volontà di ridimensionare le conseguenze dei crolli in atto sui mercati azionari. Probabilmente questa manovra darà un po di fiato alle Borse, ma solo nel brevissimo periodo; i problemi sul lato dei consumi, del mercato immobiliare, del mercato del lavoro e i segnali provenienti dagli indici anticipatori del ciclo, sono sempre lì immutati. La politica monetaria avrà bisogno di tempo per agire ed il suo meccanismo di trasmissione richiederà mesi prima di vedere effetti positivi sull'economia reale. Interessante anche il voto contrario di Poole che non riteneva necessario intervenire prima del meeting previsto per il 30 gennaio: una rinuncia a combattere la crisi perchè tanto non c'è nulla da fare o una sottovalutazione di quanto sta succedendo?!
Interessante la frase "Appreciable downside risks to growth remain" che sancisce la gravità delle condizioni in cui verte l'economia a stelle e strisce; ancora una volta prevale una Fed più attenta alla crescita che all'inflazione e la sua volontà di ridimensionare le conseguenze dei crolli in atto sui mercati azionari. Probabilmente questa manovra darà un po di fiato alle Borse, ma solo nel brevissimo periodo; i problemi sul lato dei consumi, del mercato immobiliare, del mercato del lavoro e i segnali provenienti dagli indici anticipatori del ciclo, sono sempre lì immutati. La politica monetaria avrà bisogno di tempo per agire ed il suo meccanismo di trasmissione richiederà mesi prima di vedere effetti positivi sull'economia reale. Interessante anche il voto contrario di Poole che non riteneva necessario intervenire prima del meeting previsto per il 30 gennaio: una rinuncia a combattere la crisi perchè tanto non c'è nulla da fare o una sottovalutazione di quanto sta succedendo?!
domenica 20 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Arrivano altri Etf!!
Quando si parla di Etf si potrebbe essere portati a pensare che questi sono prodotti passivi che replicano l'andamento di un indice sia esso azionario o obbligazionario. Così era effettivamente per i cosidetti Etf di prima generazione; ma rapidamente il mercato degli Etf sta evolvendosi verso prodotti di seconda generazione che non si accontentano più di replicare passivamente un indice ma, attraverso modelli quantitativi si trasformano in veri e propri portafogli attraverso una selezione dei titoli che presuppone l'assegnazione di un rating di appetibilità, la compilazione di una graduatoria di preferenze e infine la costruzione del portafoglio solo con i titoli migliori della classifica così costruita. Da martedì 8 gennaio sono quotati anche in Italia i primi Etf specialistici sul mercato azionario Usa della società London & Capital Plc. I sei prodotti sono: lo Spa Etf Plc MarketGrader 40, lo Spa Etf Plc MarketGrader 100, lo Spa Etf Plc MarketGrader 200, lo Spa Etf Plc MarketGrader Large Cap, lo Spa Etf Plc MarketGrader Mid Cap e lo Spa Etf Plc MarketGrader Small Cap. I costi annui dei fondi, che prevedono il pagamento annuale di un dividendo, ammontano allo 0,85%.
Caratteristica saliente dei nuovi Etf, soggetti al rischio cambio Eur/Usd, è proprio la metodologia di calcolo di tipo quantitativo applicata da MarketGrader.com, società di ricerca indipendente americana che fornisce dati e valutazioni su circa 5.800 società quotate nelle Borse degli Stati Uniti. La metodologia proprietaria di MarketGrader si fonda sull'analisi di ben 24 parametri di tipo quantitativo e qualitativo, suddivisi in quattro categorie (crescita, valore, utili e flussi di cassa) elaborati da particolari algoritmi che generano un punteggio finale per ciascun titolo. Stabilito il numero dei componenti di ogni indice, a ciascuno di essi è assegnato il medesimo peso percentuale: 2,5% ai titoli del MarketGrader 40, 1% a quelli del MarketGrader 100 e degli indici di capitalizzazione (large, mid e small), 0,5% a quelli del MarketGrader 200. Il ribilanciamento avviene ogni sei mesi (ogni tre per il MarketGrader 40), per avere la certezza che siano sempre le società con il più alto rating (prospettive di crescita) a comporre gli indici e che siano rispettate le regole di selezione. Il messaggio finale per il risparmiatore è: ben vengano tali prodotti ma....attenzione quando li comprate perchè in tal caso non acquistate dei replicatori di indici ma comprate una metodologia di gestione sottostante; è importante che tale metodologia sia stata backtestata nel passato e abbia dimostrato di fornire risultati apprezzabili; questo implica che l'investitore dovrebbe studiare la società che li propone cercando di capire se questa è affidabile oppure no!
Caratteristica saliente dei nuovi Etf, soggetti al rischio cambio Eur/Usd, è proprio la metodologia di calcolo di tipo quantitativo applicata da MarketGrader.com, società di ricerca indipendente americana che fornisce dati e valutazioni su circa 5.800 società quotate nelle Borse degli Stati Uniti. La metodologia proprietaria di MarketGrader si fonda sull'analisi di ben 24 parametri di tipo quantitativo e qualitativo, suddivisi in quattro categorie (crescita, valore, utili e flussi di cassa) elaborati da particolari algoritmi che generano un punteggio finale per ciascun titolo. Stabilito il numero dei componenti di ogni indice, a ciascuno di essi è assegnato il medesimo peso percentuale: 2,5% ai titoli del MarketGrader 40, 1% a quelli del MarketGrader 100 e degli indici di capitalizzazione (large, mid e small), 0,5% a quelli del MarketGrader 200. Il ribilanciamento avviene ogni sei mesi (ogni tre per il MarketGrader 40), per avere la certezza che siano sempre le società con il più alto rating (prospettive di crescita) a comporre gli indici e che siano rispettate le regole di selezione. Il messaggio finale per il risparmiatore è: ben vengano tali prodotti ma....attenzione quando li comprate perchè in tal caso non acquistate dei replicatori di indici ma comprate una metodologia di gestione sottostante; è importante che tale metodologia sia stata backtestata nel passato e abbia dimostrato di fornire risultati apprezzabili; questo implica che l'investitore dovrebbe studiare la società che li propone cercando di capire se questa è affidabile oppure no!
sabato 19 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Analisi tecnica dello S&P 500
Lo S&P500 ha rotto al ribasso la fatidica area 1370; la prima implicazione è che il trend in essere dal 2003 è stato invertito; la seconda conseguenza è che si apre una fase nuova e ribassista per l'indice statunitense. Il messaggio che giunge dall'analisi tecnica è un messaggio che ribadisce prudenza e sopratutto impone un cambiamento di ottica; infatti, mentre nei bull market (tipicamente il periodo 2003-2007) si comprano le debolezze, nei bear market bisogna vendere le forze. E queste regole valgono fintanto che un nuovo trend contrario non si sia innescato. Teniamo presente che l'analisi tecnica si basa in prevalenza su strumenti trend follower e che, pertanto, non consentiranno mai di acquistare sui minimi e vendere sui massimi come potrebbe fare una strategia basata su discipline contrarian (l'analisi fondamentale per esempio). Tuttavia, meglio entrare sul mercato un po più tardi, ma avere qualche certezza in più circa la possibile evoluzione futura dei mercati!!! Lo scenario che si è venuto a delineare sullo S&P 500 prevede che l'indice possa raggiungere nei prossimi mesi l'area posta intorno a 1180/1200; solo da quei livelli ha senso ricominciare ad investire con un'ottica di medio termine sull'indice americano; nei giorni scorsi avevamo visto uno scenario simile sull'indice giapponese Topix.
Effettivamente il bear market sembra accomunare i principali indici azionari mondiali; pertanto l'insegnamento che ne traiamo è: prudenza, prudenza, prudenza!!!
Effettivamente il bear market sembra accomunare i principali indici azionari mondiali; pertanto l'insegnamento che ne traiamo è: prudenza, prudenza, prudenza!!!
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - L'importanza della composizione degli indici azionari
Ogni indice azionario ha la sua fisionomia in termini di composizione azionaria. E il risparmiatore che compra un prodotto legato ad un indice dovrebbe saperlo!!! Se avessimo comprato un Etf o un qualsiasi Fondo comune di investimento sullo S&PMIB qualche mese fa, avremmo subito delle perdite più ampie che investendo sull'indice della Borsa tedesca (Dax) per esempio. Perchè?? Semplicemente perchè il nostro indice ha una presenza molto maggiore di titoli finanziari!! Circa la metà (49%) del nostro indice è costituito da banche ed assicurazioni, contro il 24% dell'indice Dax. Con i noti problemi esplosi nel settore finanziario Usa legati ai mutui subprime, i financials rappresentano il settore più penalizzato sia in Usa che in area Euro.
E qual'è il titolo che ha il peso maggiore nell'indice S&PMIB?! Si tratta di ENI, titolo del settore energy che, al momento pesa circa il 15.7%; nel Dax invece il titolo più presente è E.ON che pesa il 10.7% e che appartiene al settore delle Utility.
Quindi, è sempre importante sapere quello che si compra anche dal punto di vista della composizione settoriale e nonostante quello che asseriscono i sostenitori della sector neutral theory, secondo cui le scelte settoriali non apportano grandi benefici alla performance e l'aspetto più importante rimane quello legato alle scelte sui singoli titoli.
E qual'è il titolo che ha il peso maggiore nell'indice S&PMIB?! Si tratta di ENI, titolo del settore energy che, al momento pesa circa il 15.7%; nel Dax invece il titolo più presente è E.ON che pesa il 10.7% e che appartiene al settore delle Utility.
Quindi, è sempre importante sapere quello che si compra anche dal punto di vista della composizione settoriale e nonostante quello che asseriscono i sostenitori della sector neutral theory, secondo cui le scelte settoriali non apportano grandi benefici alla performance e l'aspetto più importante rimane quello legato alle scelte sui singoli titoli.
martedì 15 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Mercati azionari sull'orlo del baratro
I mercati azionari stanno scontando l'ipotesi di una recessione marcata negli Usa con ovvie ripercussioni sul Resto del Mondo; effettivamente i segnali macroeconomici di rallentamento ci sono; L'Index of Economic Indicators strettamente legato al Pil Usa sembra fornire un segnale anticipatore di recessione così come altri indicatori anticipatori dello stato di salute dell'economia.
L'ISM manifatturiero, per esempio, in dicembre è sceso sotto la fatidica soglia di 50. Abbiamo analizzato la capacità predittiva di questo indicatore e abbiamo visto che partendo dal 1981 è andato sotto 50 rimanendoci per almeno due mesi, 8 volte; la durata di questi periodi è stata di circa 14 mesi e durante tali fasi lo S&P500 ha subito cali massimi in media del 8% con punte massime del 29% nel periodo 2000-2001.
Anche dal punto di vista tecnico sembrano emergere segnali decisamente preoccupanti; in particolare, sotto 1370 può dirsi avviato il bear market per lo S&P500.
Da questo scenario emerge pertanto un attegiamento estremamente prudente sui mercati azionari.
L'ISM manifatturiero, per esempio, in dicembre è sceso sotto la fatidica soglia di 50. Abbiamo analizzato la capacità predittiva di questo indicatore e abbiamo visto che partendo dal 1981 è andato sotto 50 rimanendoci per almeno due mesi, 8 volte; la durata di questi periodi è stata di circa 14 mesi e durante tali fasi lo S&P500 ha subito cali massimi in media del 8% con punte massime del 29% nel periodo 2000-2001.
Anche dal punto di vista tecnico sembrano emergere segnali decisamente preoccupanti; in particolare, sotto 1370 può dirsi avviato il bear market per lo S&P500.
Da questo scenario emerge pertanto un attegiamento estremamente prudente sui mercati azionari.
sabato 12 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Analisi tecnica del Topix
Abbiamo analizzato l'impostazione tecnica dell'indice azionario Topix nipponico; graficamente emergono conferme negative che depongono per una inversione del trend rialzista che aveva caratterizzato l'indice fino a a qualche settimana fa. La violazione ribassista di area 1500 depone per una prosecuzione del ribasso sino al target calcolabile tecnicamente che si trova in zona 1175-1130 in prossimità della quale, tra l'altro, transitano i livelli di retracement del 61.8% e del 66%. Anche l'indicatore del trend (MACD) conferma l'impostazione negativa del mercato azionario giapponese.
domenica 6 gennaio 2008
DAL LABORATORIO ONLINE DEI MERCATI FINANZIARI - Decoupling??
Oramai è sulla bocca di tutti gli analisti/economisti; la parola è: recessione e questa dovrebbe colpire l'economia più importante del mondo: gli Usa. Tuttavia, se non si è ancora chiarita l'entità del rallentamento che investirà il Paese a stelle e strisce c'è un'altra evidenza su cui molti operatori cominciano a concordare: la possibilità di poter assistere ad un decoupling in cui gli Usa rallentano la marcia della crescita ed il resto del mondo invece continua la sua marcia. Si dovrebbe cioè assistere ad una redistribuzione mondiale della ricchezza in un contesto di rientro di squilibri (come il current account deficit americano). In tutto ciò un ruolo determinante lo sta giocando l'indebolimento del dollaro. E il biglietto verde dovrebbe rimanere sotto pressione per tutta la prima parte del 2008 a causa della debolezza dell'economia statunitense, della Fed che continuerà a tagliare i tassi, dei diversi Paesi che continueranno a diversificare le proprie riserve valutarie detenendo Euro. Anche il quadro tecnico desumibile dai grafici e dagli indicatori di analisi tecnica confermano questo scenario: debolezza del dollaro con possibilità che questo raggiunga zona 1.60.
DAL LABORATORIO ONLINE DEI MERCATI FINANZIARI - I problemi del risparmio gestito
La notizia viene riportata da quasi tutti i giornali: circa 53 miliardi di deflussi netti negativi dal mondo del risparmio gestito italiano e solo il 9%-10% dei gestori riesce a battere il benchmark di riferimento.
C'è da stupirsi? Forse i lettori poco attenti saranno rimasti impressionati da questi numeri; tuttavia essi celano problemi vecchi ed irrisolti che continuano a trascinarsi da anni. Innanzitutto il nostro sistema bancario, troppo legato al mondo delle sgr, tanto che tutti i principali gruppi bancari possiedono una società di gestione del risparmio. Spesso il possesso è tale da condizionare in tutto e per tutto le politiche di governance della sgr, celando un palese conflitto di interessi.
In secondo luogo, citiamo la miopia di molti istituti di credito, decisamente più impegnati nelle loro attività "tradizionali" di banca e poco inclini ad investire con denaro e piani di sviluppo e rinnovamento nelle società di gestione. La pochezza di investimenti si ripercuote poi nei pochi investimenti fatti in ricerca ed analisi dei mercati finanziari che hanno come conseguenze processi di investimento vetusti, gestioni poco attive rispetto al benchmark e che, solo raramente, creano un vero valore aggiunto. Da qui, prodotti vecchi e troppo ancorati al benchmark di riferimento che, tra l'atro, annidano al loro interno costi troppo elevati che, in non pochi casi vanno ad ingrassare le reti di vendita e i gestori.
E' ovvio che i prodotti del risparmio gestito sono maturi anche grazie all'arrivo sul mercato di nuovi strumenti (ad esempio gli ETF); in ogni settore di attività economica quando un prodotto, nell'ambito del proprio ciclo di vita giunge allo stadio della maturazione viene sostituito con un altro prodotto o viene cambiato nelle sue caratteristiche di base. L'industria del risparmio gestito, ovviamente se ne accorta, ma spesso i cambiamenti delle caratteristiche dei prodotti sono solo una facciata (cambia cioè solo la carta con cui si avvolge il prodotto!!!) oppure, celano sorprese negative per i poveri risparmiatori che li acquistano (si vedano i mutui subprime e i prodotti absolute return).
Tuttavia, anche i risparmiatori hanno le loro colpe, sopratutto quando non si informano a sufficienza prima di investire il proprio denaro e subiscono passivamente le lusinghe del venditore che rifila loro prodotti finanziari non coerenti con il proprio profilo di rischio rendimento.
Tuttavia i risparmiatori hanno fame di novità e questa la si vede nel buon stato di salute degli hedge fund che hanno incrementato i loro flussi di 112 milioni di euro o nei progressi, in termini di raccolta, degli ETF; ma quanti risparmaitori conoscono bene gli Hedge fund e hanno le possibilità economiche (i tagli minimi di acquisto sono proibitivi!) per investirci??
C'è da stupirsi? Forse i lettori poco attenti saranno rimasti impressionati da questi numeri; tuttavia essi celano problemi vecchi ed irrisolti che continuano a trascinarsi da anni. Innanzitutto il nostro sistema bancario, troppo legato al mondo delle sgr, tanto che tutti i principali gruppi bancari possiedono una società di gestione del risparmio. Spesso il possesso è tale da condizionare in tutto e per tutto le politiche di governance della sgr, celando un palese conflitto di interessi.
In secondo luogo, citiamo la miopia di molti istituti di credito, decisamente più impegnati nelle loro attività "tradizionali" di banca e poco inclini ad investire con denaro e piani di sviluppo e rinnovamento nelle società di gestione. La pochezza di investimenti si ripercuote poi nei pochi investimenti fatti in ricerca ed analisi dei mercati finanziari che hanno come conseguenze processi di investimento vetusti, gestioni poco attive rispetto al benchmark e che, solo raramente, creano un vero valore aggiunto. Da qui, prodotti vecchi e troppo ancorati al benchmark di riferimento che, tra l'atro, annidano al loro interno costi troppo elevati che, in non pochi casi vanno ad ingrassare le reti di vendita e i gestori.
E' ovvio che i prodotti del risparmio gestito sono maturi anche grazie all'arrivo sul mercato di nuovi strumenti (ad esempio gli ETF); in ogni settore di attività economica quando un prodotto, nell'ambito del proprio ciclo di vita giunge allo stadio della maturazione viene sostituito con un altro prodotto o viene cambiato nelle sue caratteristiche di base. L'industria del risparmio gestito, ovviamente se ne accorta, ma spesso i cambiamenti delle caratteristiche dei prodotti sono solo una facciata (cambia cioè solo la carta con cui si avvolge il prodotto!!!) oppure, celano sorprese negative per i poveri risparmiatori che li acquistano (si vedano i mutui subprime e i prodotti absolute return).
Tuttavia, anche i risparmiatori hanno le loro colpe, sopratutto quando non si informano a sufficienza prima di investire il proprio denaro e subiscono passivamente le lusinghe del venditore che rifila loro prodotti finanziari non coerenti con il proprio profilo di rischio rendimento.
Tuttavia i risparmiatori hanno fame di novità e questa la si vede nel buon stato di salute degli hedge fund che hanno incrementato i loro flussi di 112 milioni di euro o nei progressi, in termini di raccolta, degli ETF; ma quanti risparmaitori conoscono bene gli Hedge fund e hanno le possibilità economiche (i tagli minimi di acquisto sono proibitivi!) per investirci??
martedì 1 gennaio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - BUON 2008!!!!!!!!!!!
AUGURIAMO A TUTTI I LETTORI DEL BLOG UN FELICE 2008!!!!!!!!!!!!!
Iscriviti a:
Post (Atom)