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giovedì 12 giugno 2008

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Banche Centrali sull'orlo di una crisi di nervi?!

Per chi lavora come me sui mercati finanziari, gli ultimi giorni sono stati densi di news abbastanza sorprendenti che sono state un'occasione per fare commenti negativi con altri operatori del settore ma soprattutto per ridere molto amaramente delle esternazioni dei banchieri centrali. Sicuramente non vi saranno sfuggite le dichiarazioni delle Banche Centrali, in particolare della Fed e della Bce (ma anche di Draghi!!). Nel suo discorso tenuto nel primo pomeriggio a Barcellona, all'International Monetary Conference, Ben Bernanke ha mostrato meno pessimismo sulle prospettive della crescita economica del motore a stelle e strisce. Il numero uno della FED ha ammesso che l'economia resta debole, ma ha evidenziato la possibilità di un miglioramento nella seconda parte dell'anno e nel 2009. Il tono mi è parso sin troppo accomodante vista la situazione in cui versa l'economia statunitense (in particolare il mercato del lavoro, le condizioni del credito e la pessima situazione del mercato immobiliare).



Ma il top è stato raggiunto quando Bernanke ha parlato dell'inflazione e del biglietto verde. Il Chairman ha espresso grandi preoccupazioni sul fronte dell'inflazione che si mantiene ancora su livelli elevati ed ha evidenziato come non mancano ulteriori rischi in questa direzione, specie nel caso in cui si dovesse assistere ad un ulteriore apprezzamento dei prezzi delle materie prime. Per il momento la corsa di queste ultime non si è trasmessa in maniera significativa sulla componente “core”, ma occorrerà monitorare con grande attenzione l'andamento del dollaro. Per la prima volta Bernanke ha fatto così riferimento al mercato valutario e in particolare alla debolezza del biglietto verde che ora è fonte di preoccupazione per i riflessi negativi che potrà avere sulla dinamica dei prezzi al consumo. Il Chairman ha così assicurato che sarà prestata non poca attenzione alle implicazioni dei cambiamenti nel valore del dollaro, considerando anche i suoi effetti sull'inflazione. Il discorso è stato percepito molto male dai mercati finanziari perchè non solo ha escluso la possibilità di ulteriori tagli dei tassi ma ha anche paventato la possibilità di rialzi!!! Ma da quando in qua la Fed è interessata all'inflazione???? Il suo obiettivo non è l'occupazione e la crescita??? Una delle differenze nell'approccio alla politica monetaria che distingueva la Fed dalla Bce era proprio il fatto che la prima ha come obiettivo la salvaguardia della crescita (e dell'occupazione) e la seconda la stabilità dei prezzi!!!! Tra l'altro questo è pienamente dimostrato da cosa è successo nelle due ultime recessioni!!! (zone in grigio nel grafico sottostante):






Dai dati del Bureau of labour Statistics si vede in modo chiaro ed inequivocabile come la Fed, ligia al proprio mandato di salvaguardia della crescita e dell'occupazione, abbia iniziato a rialzare i tassi solo DOPO che il tasso di disoccupazione ha iniziato nuovamente a flettere.
Se pensiamo dunque che il tasso di disoccupazione abbia iniziato a salire non da molto e che il ciclo sia destinato ancora a continuare appare evidente come le affermazioni di Bernanke abbiano gettato un grande scompiglio tra gli operatori del settore. E questo è visibile anche nel balzo che hanno fatto le aspettative sui Fed fund (il mercato si aspetta un rialzo di quasi mezzo punto!!!!!!!!)....e siamo in piena recessione!!!!!!!





La mia opinione è che la Fed non dovrebbe intervenire sui tassi nella prossima riunione (anche perchè se lo facesse sarebbe una brutta botta per i mercati azionari!!!).
Ma a rendere ancora più divertente gli ultimi giorni ci ha pensato anche il signor Trichet!!



Nel momento più inopportuno il Governatore della Bce dichiara che fra i motivi di maggiore preoccupazione resta l'andamento dei prezzi di prodotti energetici e alimentari. Non è un caso che la crescita delle previsioni sull'inflazione formulate dagli esperti dell'Eurosistema per 2008 e 2009 siano "riconducibili principalmente a ulteriori rincari del petrolio e dei beni alimentari, nonché a crescenti spinte inflazionistiche nel settore dei servizi". Alla base delle previsioni degli esperti, infatti, ci sono i futures su tali beni, che indicano rialzi consistenti per il prossimo futuro. "Le quotazioni delle materie prime minerali non energetiche - si legge sul bollettino - dovrebbero mediamente salire del 13,8% nel 2008 e del 6,2% nell'anno seguente. I prezzi internazionali degli alimentari aumenterebbero rispettivamente del 44% e del 6,1% nei due anni considerati". E' sulla base di tali previsioni che la Bce ha ribadito di trovarsi "in uno stato di maggiore allerta", di seguire "tutti gli sviluppi con grande attenzione" e ha promesso di intervenire "con tempestività e fermezza" per "evitare che si concretizzino effetti di secondo impatto e rischi per la stabilità dei prezzi nel medio termine". Ancora una volta, a preoccupare in modo particolare Francoforte, è "il processo di formazione dei salari e dei prezzi", perché "potrebbe risultare superiore alle attese correnti il potere delle imprese nel determinare i prezzi" e si "potrebbe registrare una crescita salariale maggiore del previsto". Tutto il discorso fila e rispetta gli obiettivi del mandato della Banca Centrale Europea ma.....c'è un MA, grosso come una casa: l'obiettivo di mantenere l'inflazione sotto il 2% non è mai stato rispettato nella realtà e oggi, all'improvviso, ci si sveglia e si afferma:"c'è l'inflazione: bisogna combatterla!" e questo nel momento più delicato per i mercati azionari (ricordo che era in corso un bear market rally!!) che ovviamente non possono reggere di fronte ad aspettative di rialzo dei tassi.
Chiudo con la ciliegina sulla torta: Draghi!
Le banche centrali dovrebbero trarre una lezione dal quadro di bassi tassi di interesse e credito facile che ha contribuito alla crisi finanziaria innescata dai mutui subprime Usa.
E' quanto dichiara Mario Draghi in un discorso tenuto ad Amsterdam per l'Associazione olandese delle banche estere.
Draghi ritiene che le banche centrali non siano riuscite a mitigare del tutto le tensioni sui mercati monetari e, pur definendosi "ansiosamente ottimista", avverte che non è chiaro se si sia toccato il fondo della crisi.
"La situazione potrebbe ancora peggiorare" (ma si rende conto dell'effetto annuncio provocato da simili dichiarazioni?!), si legge nel testo del discorso in italiano diffuso ai giornalisti.
E aggiunge:"Il livello eccezionalmente basso dei tassi di interesse negli anni scorsi aveva contribuito alla crescita eccessiva della liquidità, al mispricing dei diversi strumenti finanziari, ad allocare il rischio in maniera efficiente" (come dire che la Fed ha sbagliato tutto!!).
E ancora:"Le banche centrali dovrebbero considerare questi effetti al momento di fissare i tassi di riferimento della politica monetaria. Nel nuovo contesto finanziario la politica monetaria ha un legame sempre più stretto con la stabilità finanziaria, che le banche centrali non possono più trascurare"(l'abbiamo visto con le dichiarazioni già commentate di Bernanke e Trichet!!!!).



Insomma, non basta la recessione Usa! Dobbiamo anche fronteggiare le conseguenze dovute ad affermazioni poco felici o inappropriate di Banche Centrali sull'orlo di una crisi di nervi a causa del fatto che probabilmente si stanno rendendo conto che la situazione non è sotto controllo e sui mercati finanziari si continua a navigare a vista. In questa fase critica non abbiamo sicuramente bisogno di banchieri centrali che dicano ovvietà e spaventino ulteriormente i mercati finanziari ma abbiamo bisogno di autorità monetarie che lavorino per obiettivi comuni, agiscano con la collaborazione delle politiche fiscali intraprese dai rispettivi governi ed inviino messaggi rassicuranti e distensivi alle Piazze finanziarie. Qualcuno aveva detto che senza una politica fiscale efficiente, la politica monetaria serve a ben poco.........

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