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sabato 6 dicembre 2008

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Deflazione e quantitative easing

"A severe global recession will lead to deflationary pressures. Falling demand will lead to lower inflation as companies cut prices to reduce excess inventory. Slack in labour markets from rising unemployment will control labor costs and wage growth. Further slack in commodity markets as prices fall will lead to sharply lower inflation. Thus inflation in advanced economies will fall towards the 1 per cent level that leads to concerns about deflation.
Deflation is dangerous as it leads to a liquidity trap, a deflation trap and a debt deflation trap: nominal policy rates cannot fall below zero and thus monetary policy becomes ineffective. We are already in this liquidity trap since the Fed funds target rate is still 1 per cent but the effective one is close to zero as the Federal Reserve has flooded the financial system with liquidity; and by early 2009 the target Fed funds rate will formally hit 0 per cent. Also, in deflation the fall in prices means the real cost of capital is high - despite policy rates close to zero - leading to further falls in consumption and investment. This fall in demand and prices leads to a vicious circle: incomes and jobs are cut, leading to further falls in demand and prices (a deflation trap); and the real value of nominal debts rises (a debt deflation trap) making debtors' problems more severe and leading to a rising risk of corporate and household defaults that will exacerbate credit losses of financial institutions."

- Professor Nouriel Roubini of New York University




In questo post voglio trarre spunto da queste affermazioni di Nouriel Rubini che contengono tanti elementi interessanti che fotografano in modo preciso il contesto macroeconomico e la gravità della situazione che le principali economie occidentali stanno affrontando. Proviamo ad approfondirle guardandole nel dettaglio e facendo qualche considerazione.

"A severe global recession will lead to deflationary pressures. Falling demand will lead to lower inflation as companies cut prices to reduce excess inventory. Slack in labour markets from rising unemployment will control labor costs and wage growth. Further slack in commodity markets as prices fall will lead to sharply lower inflation. Thus inflation in advanced economies will fall towards the 1 per cent level that leads to concerns about deflation."

Roubini parla di pressioni deflazionistiche; ma cos’è la deflazione e perchè fa così paura? La deflazione è una diminuzione del livello generale dei prezzi, l'opposto dell'aumento generale dei prezzi che si definisce inflazione. Possiamo paragonare la deflazione ad un serpente perché in modo strisciante si insinua nelle pieghe dell’economia La deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, cioè un freno nella spesa di consumatori e aziende, i quali poi attendono ulteriori cali dei prezzi, creando una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori e riducono le giacenze di magazzino. Ma non finisce qui purtroppo perché l’altro aspetto della deflazione è l’effetto domino che essa induce; la riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, anch'essi generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l'acquisto di beni e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito.
Gli effetti negativi della deflazione tendono quindi a diffondersi nell'economia, provocando una situazione di depressione economica perché intacca il potere di acquisto di quelle fasce di lavoratori che si vedono ridotto il reddito a seguito della riduzione dei salari (spirale salari-reddito-consumi).
Rubini fa poi riferimento all’effetto sull’inflazione che ha la discesa del prezzo delle materie prime.
Guardate il cost procapite medio giornaliero (calcolato da Bespoke) come si è mosso in seguito al calo dei prezzi delle materie prime energetiche e dei beni alimentari.



“Deflation is dangerous as it leads to a liquidity trap, a deflation trap and a debt deflation trap: nominal policy rates cannot fall below zero and thus monetary policy becomes ineffective. We are already in this liquidity trap since the Fed funds target rate is still 1 per cent but the effective one is close to zero as the Federal Reserve has flooded the financial system with liquidity; and by early 2009 the target Fed funds rate will formally hit 0 per cent. Also, in deflation the fall in prices means the real cost of capital is high - despite policy rates close to zero - leading to further falls in consumption and investment.”

Roubini parla di trappola della liquidità; infatti, ad un livello molto basso del tasso di interesse (la Fed è all’1% e la Bce ci arriverà presto!) scatterà un meccanismo psicologico in base al quale, pur aumentando le autorità monetarie l'offerta di moneta, il tasso di interesse non discenderà ulteriormente perché a questo livello critico, non vi saranno operatori che "crederanno" ad un ulteriore ribasso del tasso e domanderanno tutta la moneta offerta. Inoltre, anche al di sopra del tasso critico la politica monetaria non è molto efficace, perché nella teoria keynesiana titoli e moneta sono sostituti stretti, cosicché variazioni dell'offerta di moneta avranno comunque poca efficacia nell'influenzare il tasso di interesse. In altre parole le banche centrali stanno arrivando al punto che non possono più utilizzare lo strumento dei tassi per sostenere l’economia. E questo spiega l’annuncio del passaggio ad una politica di QUANTITATIVE EASING fatta da esponenti della banca centrale Usa; guardate cosa ha affermato Fisher, presidente della Fed di Dallas:

“We’ve already started quantitative easing. The Fed's balance sheet may expand to $3 trillion by year's end, reflecting growth of various liquidity measures supporting banking institutions,”

Probabilmente il ricorso al quantitative easing è l’unico strumento ancora a disposizione della Fed per salvare il salvabile.
Mi ha colpito l’affermazione di Vincent R. Reinhart:

“Looking at the bigger picture, America has embarked on one of the great experiments in the history of
monetary economics. We are testing the notion that the size of a central bank’s balance sheet matters more
to the economy than the overnight interest rate that balance sheet produces in money markets. The hope is
that this experiment will stabilize asset prices, reduce credit spreads, and boost the economy.”
The American: Fed’s Big Experiment,
Vincent R. Reinhart, AEI, November 4, 2008

La Fed sta allargando il suo bilancio all’inverosimile (incorpando, tra l’altro, anche gli asset tossici che detenevano le banche) pur di fornire liquidità al sistema! Guardate la variazione nella composizione del bilancio nel giro di un anno nel grafico qui in basso.



Non ci sono parole……
Tra l’altro sarà molto importante vedere cosa annunceranno nella riunione del 15 dicembre, visto che sono attese importanti novità, legate proprio al nuovo orientamento di quantitative easing intrapreso dalla Fed.
Ma una strategia di quantitative easing funziona? In passato l’esperienza simile che abbiamo avuto è stata quella del Giappone; vi invito a rileggere le considerazioni fatte, nell’articolo di cui vi allego il link, dalla Fed di San Francisco.

http://images.google.it/imgres?imgurl=http://www.frbsf.org/publications/economics/letter/2006/el2006-28.gif&imgrefurl=http://www.frbsf.org/publications/economics/letter/2006/el2006-28.html&usg=__mBRV_8N03wcyeADkHql490Yb6o0=&h=344&w=301&sz=6&hl=it&start=8&sig2=bBiKzk8DEvJ1QGYWoDVZrw&tbnid=zx1s1ijvYcjr7M:&tbnh=120&tbnw=105&ei=Kk06ScyeNoqw0gWsy7DABQ&prev=/images%3Fq%3Dquantitative%2Beasing%26gbv%3D2%26hl%3Dit%26sa%3DG

“This fall in demand and prices leads to a vicious circle: incomes and jobs are cut, leading to further falls in demand and prices (a deflation trap); and the real value of nominal debts rises (a debt deflation trap) making debtors' problems more severe and leading to a rising risk of corporate and household defaults that will exacerbate credit losses of financial institutions."

Beh le parole di Roubini non hanno bisogno di commento; basta pensare ai dati usciti alcuni giorni fa e guardare il grafico del tasso di disoccupazione tratto dal sito dello U.s. Bureau of Labor statistics…


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