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sabato 24 maggio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Una lettura consigliata
Diversi lettori del Blog mi hanno chiesto un consiglio sulle letture da fare per accrescere la propria cultura finanziaria. Negli scorsi giorni ho finito di leggere il libro di M.J. Mauboussin intitolato "L'investitore saggio" ed uscito per la casa editrice Egea. Esprimo un giudizio veramente positivo e consiglio la lettura di questo testo, per certi versi innovativo, a tutti. Penso sia un libro che può leggere sia l'investitore alle prime armi che l'esperto portfolio manager. Mauboussin non è un personaggio sconosciuto alla platea; lavora come strategist alla Legg Mason, una delle più grandi società di asset management americane.
In questo lavoro, sintetizza egregiamente tutta la cultura finanziaria degli ultimi sessanta anni (partendo da "The intelligent investor", passando dagli studi di Markowitz e Sharpe, per arrivare ai temi della finanza comportamentale). Alla base di tutto il libro sta una frase di Robert Rubin:" le decisioni individuali possono essere totalmente sballate e tuttavia avere successo, oppure essere studiate con la massima cura e tuttavia andare incontro all'insuccesso, perchè la riconosciuta possibilità di fallimento di fatto si verifica. Ma nel tempo un processo decisionale più meditato porterà a risultati complessivi migliori, e un processo decisionale più meditato può essere incoraggiato valuando le decisioni per il modo in cui sono assunte piuttosto che in base al risultato".
Questa frase spiega la bravura di alcuni grandi gestori di portafoglio e guru della finanza. Alla base del loro successo sta la bontà del loro processo decisionale.
Un secondo aspetto che emerge dalla lettura del libro di Mauboussin è che in sistemi ben definiti, gli esperti sono utili perchè forniscono soluzioni basate su regole. Ma quando un sistema diviene complesso, una pluralità di individui con diverse competenze e preparazione, spesso risolve un problema meglio di un individuo, anche se si tratta di un esperto; questo concetto ha due conseguenze: la prima è che per affrontare i mercati finanziari non basta una competenza o un approccio specifico (come spesso sostengono i vari puristi dell'analisi fondamentale, dell'analisi tecnica, della macroeconomia) ma sono indispensabili tutte le diverse competenze; in altre parole non dobbiamo accontentarci di piccole fette di sapere; la finanza e l'economia hanno bisogno di aprirsi alle altre scienze. L'autore usa spesso la parola CONSILIENCE, che vuol dire "saltare insieme", per enfatizzare la necessità di uno studio multidisciplinare per affrontare i mercati finanziari.
La seconda conseguenza è che, poichè i mercati sono la risultante del comportamento di più individui, questi sono più intelligenti dell'individuo singolo; questo rappresenta un richiamo esplicito al concetto di efficienza dei mercati finanziari. Come noto, in mercati finanziari efficienti non posso usare l'informazione passata per predire il futuro, con ovvie implicazioni sugli strumenti (come l'analisi tecnica o l'analisi fondamentale) che basano i propri strumenti previsivi proprio sull'analisi del passato.
Nel libro troverete poi diversi suggerimenti circa l'attegiamento da avere nei confronti dell'investimento finanziario; ne ricordo qualcuno:
1) non movimentare frequentemente il portafoglio;
2) avere un orizzonte di lungo periodo;
3) attivare il cosidetto pensiero laterale e la propria curiosità multidisciplinare;
4) sapere che perdere fa più male rispetto a quanto faccia bene vincere.
In questo lavoro, sintetizza egregiamente tutta la cultura finanziaria degli ultimi sessanta anni (partendo da "The intelligent investor", passando dagli studi di Markowitz e Sharpe, per arrivare ai temi della finanza comportamentale). Alla base di tutto il libro sta una frase di Robert Rubin:" le decisioni individuali possono essere totalmente sballate e tuttavia avere successo, oppure essere studiate con la massima cura e tuttavia andare incontro all'insuccesso, perchè la riconosciuta possibilità di fallimento di fatto si verifica. Ma nel tempo un processo decisionale più meditato porterà a risultati complessivi migliori, e un processo decisionale più meditato può essere incoraggiato valuando le decisioni per il modo in cui sono assunte piuttosto che in base al risultato".
Questa frase spiega la bravura di alcuni grandi gestori di portafoglio e guru della finanza. Alla base del loro successo sta la bontà del loro processo decisionale.
Un secondo aspetto che emerge dalla lettura del libro di Mauboussin è che in sistemi ben definiti, gli esperti sono utili perchè forniscono soluzioni basate su regole. Ma quando un sistema diviene complesso, una pluralità di individui con diverse competenze e preparazione, spesso risolve un problema meglio di un individuo, anche se si tratta di un esperto; questo concetto ha due conseguenze: la prima è che per affrontare i mercati finanziari non basta una competenza o un approccio specifico (come spesso sostengono i vari puristi dell'analisi fondamentale, dell'analisi tecnica, della macroeconomia) ma sono indispensabili tutte le diverse competenze; in altre parole non dobbiamo accontentarci di piccole fette di sapere; la finanza e l'economia hanno bisogno di aprirsi alle altre scienze. L'autore usa spesso la parola CONSILIENCE, che vuol dire "saltare insieme", per enfatizzare la necessità di uno studio multidisciplinare per affrontare i mercati finanziari.
La seconda conseguenza è che, poichè i mercati sono la risultante del comportamento di più individui, questi sono più intelligenti dell'individuo singolo; questo rappresenta un richiamo esplicito al concetto di efficienza dei mercati finanziari. Come noto, in mercati finanziari efficienti non posso usare l'informazione passata per predire il futuro, con ovvie implicazioni sugli strumenti (come l'analisi tecnica o l'analisi fondamentale) che basano i propri strumenti previsivi proprio sull'analisi del passato.
Nel libro troverete poi diversi suggerimenti circa l'attegiamento da avere nei confronti dell'investimento finanziario; ne ricordo qualcuno:
1) non movimentare frequentemente il portafoglio;
2) avere un orizzonte di lungo periodo;
3) attivare il cosidetto pensiero laterale e la propria curiosità multidisciplinare;
4) sapere che perdere fa più male rispetto a quanto faccia bene vincere.
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Un piccolo focus sul problema inflazione
Grafico 1
Grafico 3
Inflazione si o inflazione no?! Pare che nelle ultime settimane i mercati finanziari si siano impantanati proprio su questa domanda; i mercati azionari paiono aver esaurito il bear market rally innescato da un rientro dell'avversione al rischio e le parti lunghe delle curve dei rendimenti hanno sofferto dell'incertezza riguardante anche gli ultimi dati sull'inflazione statunitense. E proprio riguardo l'inflazione Usa molti economisti paiono schierarsi a favore dell'ipotesi che il dato reale dell'inflazione americana dovrebbe essere decisamente superiore ai dati ufficiali che risentono di distorsioni di calcolo statistico.
Negli ultimi mesi un contributo significativo ai timori inflazionistici lo hanno dato i rialzi delle materie prime, in particolare i prezzi degli energetici e degli alimentari. Tuttavia appare curioso come per esempio, proprio in Usa una buona parte della responsabilità dell'inflazione sia dovuta ad un "colpevole" al di sopra di ogni sospetto: il dollaro, come si vede dal grafico 1. La svalutazione del biglietto verde ha "importato inflazione".
Negli ultimi mesi un contributo significativo ai timori inflazionistici lo hanno dato i rialzi delle materie prime, in particolare i prezzi degli energetici e degli alimentari. Tuttavia appare curioso come per esempio, proprio in Usa una buona parte della responsabilità dell'inflazione sia dovuta ad un "colpevole" al di sopra di ogni sospetto: il dollaro, come si vede dal grafico 1. La svalutazione del biglietto verde ha "importato inflazione".
Altri fattori potenzialmente scatenanti dell'inflazione sono rappresentati, come noto, dal costo del lavoro e dal grado di apertura di un'economia.
Sul primo aspetto la situazione è abbastanza confortante come si può vedere nel grafico 2 in alto.
Anche il grado di apertura, nel caso degli Stati Uniti, è andato crescendo nel tempo, come si vede dal grafico 3 che mostra le esportazioni come percentuale del Gdp.
Il rischio è rappresentato da eventuali rigurgiti protezionistici che possano alterare il cosidetto "effetto globalizzazione" che ha consentito ai Paesi industrializzati di ridurre il costo della manodopera trasferendo nei Paesi Emergenti le produzioni manifatturiere e grazie al quale stiamo assistendo ad un trend ribassista secolare dell'inflazione.
Le tensioni sui prezzi delle materie prime ed agricole, pertanto, se nel breve termine rappresentano un problema di gestione della politica monetaria da parte della Federal Reserve che pare costretta ad interrompere il processo di allentamento monetario mettendosi on hold in attesa di verificare le dinamiche dei prezzi, nel lungo termine non dovrebbe spingere la Banca Centrale Americana a rialzare bruscamente ed ininterrottamente i tassi.
Così nelle scorse settimane gli operatori hanno innescato il solito processo mentale causa-effetto (è il noto demone di Laplace!!!!!) e hanno dedotto: rischio inflazione=politica monetaria restrittiva=rialzo dei tassi=ritorno dei problemi sul fronte creditizio e della crescita economica=mancanza di sostegno ai corsi azionari e ai corsi delle obbligazioni (in particolare quelle a lungo termine).
In realtà secondo alcuni eminenti economisti (tipo M. Feldstein) la stessa politica monetaria espansiva della Fed è inflazionistica perchè, come in un circolo vizioso, spinge gli operatori ad indebitarsi per acquistare materie prime e rimpolparne le scorte, alimentando così la salita dei prezzi.
domenica 18 maggio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Il sondaggio di Financial Markets Lab
Chiuso il sondaggio su quanto durerà il bear market in atto sui mercati azionari; ancora un grazie per aver aderito!!! La maggior parte di Voi pensa che il ribasso possa avere una durata compresa tra i tre ed i sei mesi.
Pochi ritengono che il bear market possa spingersi oltre l'anno e mezzo.
Pochi ritengono che il bear market possa spingersi oltre l'anno e mezzo.
mercoledì 14 maggio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Un aggiornamento sulla situazione dei mercati azionari
Da un attento esame dello stato di salute dei mercati finanziari evidenziamo i seguenti punti salienti:
1) Diversi indicatori di sentiment stazionano in prossimità di estremi di eccesso ribassista;
2) Gli indicatori di trend analizzati sul Morgan Stanley World Index non segnalano ancora la possibilità di una inversione dell'attuale ribasso in atto sulle Piazze Azionarie;
3) Il movimento in atto ha le sembianze di un bear market rally e solo un ritorno al di sopra di 1080 da parte dell'Indice appena menzionato sarebbe la spia di una ripresa rialzista più duratura dei corsi;
4) E' molto probabile che le stime sugli utili degli analisti si adegueranno nelle prossime settimane ai già cedenti utili aziendali provocando spiacevoli effetti annuncio e aumentando la volatilità;
5) Ci sono forti somiglianze tra il rimbalzo in atto sui mercati azionari e quello verificatosi nel 2001 durante l'ultimo pesante bear market; in particolare il ritrovato appetito per il rischio sembra avere fondamenta macroeconomiche deboli viste le perduranti difficoltà dal lato del credito e sul mercato immobiliare statunitense.
Alla luce di tutte queste considerazioni l'attegiamento da avere verso i mercati azionari sembra essere ancora di cautela e gli acquisti dovrebbero essere rigidamente protetti da stop losses.
1) Diversi indicatori di sentiment stazionano in prossimità di estremi di eccesso ribassista;
2) Gli indicatori di trend analizzati sul Morgan Stanley World Index non segnalano ancora la possibilità di una inversione dell'attuale ribasso in atto sulle Piazze Azionarie;
3) Il movimento in atto ha le sembianze di un bear market rally e solo un ritorno al di sopra di 1080 da parte dell'Indice appena menzionato sarebbe la spia di una ripresa rialzista più duratura dei corsi;
4) E' molto probabile che le stime sugli utili degli analisti si adegueranno nelle prossime settimane ai già cedenti utili aziendali provocando spiacevoli effetti annuncio e aumentando la volatilità;
5) Ci sono forti somiglianze tra il rimbalzo in atto sui mercati azionari e quello verificatosi nel 2001 durante l'ultimo pesante bear market; in particolare il ritrovato appetito per il rischio sembra avere fondamenta macroeconomiche deboli viste le perduranti difficoltà dal lato del credito e sul mercato immobiliare statunitense.
Alla luce di tutte queste considerazioni l'attegiamento da avere verso i mercati azionari sembra essere ancora di cautela e gli acquisti dovrebbero essere rigidamente protetti da stop losses.
domenica 11 maggio 2008
DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Sistemi di trading: una soluzione alle "trappole della mente" evidenziate dalla finanza comportamentale?
Probabilmente sono pochi i settori dell’attività dell’uomo che sono caratterizzati da una mole di informazioni come accade nel campo di chi opera sui mercati finanziari; il problema principale con il quale gli investitori, professionali e non, devono scontrarsi quotidianamente, è proprio rappresentato dalla gestione di questa ridondanza informativa che deve essere analizzata e valutata tutte le volte che si prende una decisione di investimento. Pertanto, se è vero che nel corso di questi anni sono aumentate la quantità e la velocità dell’informazione, è altrettanto vero che l’ampiezza informativa a disposizione risulta essere di difficile utilizzo.
A questo proposito uno dei maggiori punti di forza dell’Analisi Tecnica è rappresentata dalla sua capacità di sintetizzare e racchiudere tutta l’informazione necessaria per prendere decisioni di investimento, nei prezzi (e nei volumi!) che si formano in seguito all’incontro della domanda e dell’offerta sul mercato (Il prezzo sconta tutto!).
Tuttavia, la ridondanza informativa non presenta solo il problema di essere sintetizzata (o digerita!!) ma crea fenomeni di distorsione della realtà oggettiva, rendendo problematico all’homo oeconomicus l’assunzione di decisioni razionali. E il Trader?! Anch’egli è soggetto a cadere in queste trappole cognitive?! Come può districarsi in questo labirinto per fare in modo che la propria decisione o analisi sia la più oggettiva e razionale possibile?!
La risposta più immediata a questa domanda è che, da un lato, in quanto uomo, anche un Trader può cadere in queste trappole nel momento in cui formula le propria analisi e previsioni; dall’altro, è molto probabile che tali distorsioni aumentino all’aumentare del peso della soggettività all’interno del processo di investimento che porta a fare le analisi e le eventuali previsioni. Tale soggettività si esplicita nell’interpretazione e nell’utilizzo della molteplicità di strumenti che l’Analisi Tecnica mette a disposizione. Quindi, da un lato, l’Analista Tecnico dispone di un grande potenziale legato alla capacità di sintesi degli strumenti che questa disciplina mette a disposizione, dall’altro, si trova a dover gestire i rischi insiti in un processo di investimento o analisi che utilizzi in modo soggettivo gli strumenti messi a disposizione dalla disciplina, esponendosi così alle distorsioni cognitive di cui parleremo. E dire che Autori importanti si sono spesso schierati a favore di un utilizzo soggettivo del bagaglio di analisi messo a disposizione dall’Analisi Tecnica (Steve Nison:” As with all charting methods, candlestick chart patterns are subject to the interpretation of the user. This could be viewed as a limitation. Extended experience with candlestick charting in your market specialty will show you which of the patterns, and variations of these patterns, work best. In this sense, subjectivity may not be a liability” tratto da Japanese Candlestick charting techniques) sottovalutando le “trappole della mente” in cui si rischia di incorrere quando diamo un eccessivo spazio al nostro Io.
Queste “trappole della mente” sono state ampiamente documentate e studiate nell’ambito della Finanza Comportamentale; come è noto, questa disciplina si propone di cercare di comprendere, attraverso l’utilizzo della Psicologia Cognitiva, come vengano prese le decisioni economiche, evidenziando come spesso tali decisioni siano assunte in un contesto di totale assenza di razionalità.
L’aumento delle informazioni a nostra disposizione aumenta le nostre opzioni di scelta e la Psicologia Cognitiva ha egregiamente evidenziato come in situazioni in cui si ampliano le possibilità di scegliere, aumenta ad esempio, la probabilità di rimandare nel tempo le nostre decisioni con un’esplicita propensione allo status quo, cioè a non decidere; questo aspetto rappresenta una conseguenza del cosiddetto “effetto dotazione”: la tendenza a ribadire le proprie decisioni di investimento (o le proprie analisi o la propria posizione in un trade) già in atto piuttosto che a impegnarsi in una nuova decisione quando davanti a noi si pongono una molteplicità di strade da percorrere.
Inoltre, in un contesto sempre più complesso, anche il noto “principio di regolarità” viene messo in discussione; secondo questo assunto, aggiungendo a una serie definita di opzioni di scelta delle opzioni ulteriori che comunque non sceglieremmo, l’ordine delle preferenze tra le opzioni che ci erano state offerte, non dovrebbe cambiare, anche se nella realtà questo accade poichè
la nostra mente è incapace di analizzare tutte le informazioni utili per compiere razionalmente le proprie scelte e di assegnare la giusta probabilità al verificarsi degli eventi; il nostro cervello si affida a “scorciatoie mentali” cioè a sentieri che deviano dalla strada maestra; queste scorciatoie sono definite euristiche dalla Finanza Comportamentale.
Proviamo ora a passare in rassegna alcune di queste euristiche in cui può cadere il Trader o l’Analista Tecnico nell’espletamento del proprio lavoro di analisi o del proprio processo di investimento e cerchiamo di capire se i TS possono rappresentare una valida alternativa che sia in grado di risolvere o, almeno, attenuare le distorsioni cognitive che esamineremo.
1) Sovrastima delle proprie capacità e conoscenze.
Pare che Confucio abbia detto:”La vera conoscenza consiste nel sapere che si sa quello che si sa e che non si sa quello che non si sa”; se in queste parole sta tutta l’umiltà di cui dovremmo dotarci quando affrontiamo i mercati finanziari, sembra che, invece, l’uomo medio non conosca questa massima e si ritenga più intelligente e preparato della media. Ovviamente, la sopravvalutazione sistematica delle proprie capacità, nella fattispecie di Analista Tecnico, Trader o Investitore, porta facilmente a sottostimare i rischi della nostra analisi (non impariamo abbastanza dai nostri errori!) e all’illusione di poter controllare gli eventi, potendoli analizzare correttamente e prevedere. Ad innescare tali convinzioni c’è, da un lato una componente fisiologica, legata al fatto che la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore, influenza i nostri comportamenti, innescando un feedback positivo (chi non ha camminato due metri al di sopra del terreno dopo un trade o una previsione azzeccata?); dall’altro, bisogna evidenziare come l’uomo tende a ricordare più facilmente i propri successi (analisi e previsioni azzeccate piuttosto che operazioni chiuse in utile) piuttosto che i fallimenti (analisi e previsioni sbagliate o operazioni chiuse in perdita). Un’altra conseguenza dell’eccessiva sicurezza è rappresentata dall’impreparazione: non ci si improvvisa ne Analisti Tecnici, ne Trader, ne Investitori! E qui si pensi al periodo vissuto tra il 1999 ed il 2000 all’epoca della bolla high tech: in quegli anni c’erano in giro in Italia circa 50 milioni di esperti di Borsa pronti ad analizzare e prevedere l’andamento delle più popolari azioni! Ad alimentare l’eccesso di sicurezza c’è l’idea che quando accadono cose che confermano la correttezza delle nostre analisi e previsioni, attribuiamo gli eventi alle nostre capacità di analista; al contrario, se gli eventi che accadono vanno nella direzione opposta delle nostre previsioni, non sempre siamo disposti a riconoscere i nostri errori ma, piuttosto tendiamo ad attribuire l’evento avverso a qualcosa che non eravamo in grado di controllare.
A questo punto ci chiediamo in che modo l’ideazione e l’utilizzo di un TS può aiutarci.
La prima considerazione è che un TS, in quanto fissa a priori una metodologia che utilizza determinate regole per decidere quando comprare e quando vendere su un determinato mercato, riesce ad eliminare la personalità dell’operatore, eliminando le emozioni. Inoltre, un TS non ha memoria, quindi non può ricordare (sovra o sottostimandoli) i propri errori.
Bisogna però evidenziare come anche nell’utilizzo di un sistema automatico esiste un pericolo che si ricollega alle distorsioni sinora descritte; se da un lato viene eliminato lo stress dovuto ad operazioni negative, dall’altro esiste una sorta di deresponsabilizzazione dell’ideatore del TS che rischia di essere portato ad incolpare la macchina delle eventuali perdite subite da posizionamenti sbagliati.
2) Legge dei piccoli numeri.
Si tratta della tendenza a credere statisticamente vero per le piccole serie di eventi quello che è solo approssimativamente vero per serie che si approssimano all’infinito. Se per esempio lancio in aria una moneta 10 volte e vengono fuori 3 teste e 7 croci, non posso affermare che la probabilità che lanciando in aria una moneta esca testa sia del 30%; questo a causa del fatto che il numero di lanci (10) è troppo limitato. Secondo questo approccio, l’Analista Tecnico che verifichi che in 5 casi passati l’ipervenduto desumibile da un qualsiasi oscillatore ha fornito un segnale rialzista e che per questo, al verificarsi del sesto ipervenduto preveda un rialzo, commette lo stesso tipo di errore dal punto di vista probabilistico.
Se negli ultimi mesi, per 3 volte il superamento di un certo livello di prezzo (resistenza o supporto) di una certa attività finanziaria ha innescato un rally rialzista o ribassista, la previsione di un rialzo o di un ribasso nel caso di un quarto breakout ci fa cadere sempre in un errore simile.
La difficoltà di individuare in modo soggettivo un numero sufficientemente ampio di segnali tecnici uguali in cui si è verificato un rialzo o un ribasso, avverando la previsione dell’analista, sembra rendere indispensabile l’utilizzo del computer, dei TS e di serie storiche di prezzi di attività finanziarie sufficientemente lunghe e tali da contenere un numero statisticamente significativo di segnali. Come noto, attraverso l’ideazione ed applicazione di sistemi è possibile introdurre ed approfondire nell’ambito del processo decisionale due fasi estremamente importanti: il backtest ed il forward test; queste due fasi fanno parte, in realtà, del cosiddetto processo di ottimizzazione delle variabili che compongono un TS. Nel backtest si cercano i valori delle variabili che compongono il TS che hanno lavorato meglio in termini di risultati; questa ricerca viene effettuata nell’intorno dei parametri che hanno generato il miglior risultato scegliendo il valore centrale (in questo modo si risolve il problema della cosiddetta stabilità dei parametri prescelti).
I limiti di un processo di ottimizzazione, cioè di un processo che “guarda al passato”, sono principalmente legati alla qualità della serie storica e all’overfitting. Poichè il mercato alterna fasi differenti generando diverse sovrapposizioni di micro e macro cicli di prezzo, la serie storica dovrà essere sufficientemente lunga per poter descrivere queste sovrapposizioni; tuttavia proprio una serie storica lunga espone al rischio di cambiamenti strutturali del mercato (efficienza, natura degli operatori, area economica di riferimento). Per quanto riguarda l’overfitting, occorre assicurarsi che il numero delle variabili sia contenuto (ciò limita in parte le possibilità esplicative dei modelli) e che l’ampiezza della banca dati sia elevata (con il relativo rischio di cambiamenti strutturali del mercato); in ogni caso il rischio di overfitting è sempre presente.
La presenza di questi due limiti spiega la necessità di affiancare ad una prima fase di back-test una seconda fase di forward-test, atta ad evidenziare l’affidabilità e la persistenza della performance dei TS esaminati. Il TS dovrà anche generare un sufficiente numero di operazioni al fine di poterne validare l’affidabilità. A questo proposito i risultati di un TS sono significativi proprio quando è stato eseguito un numero di operazioni di compravendita sufficientemente ampio tale da escludere che i risultati ottenuti siano dovuti al caso; la significatività di un test è data dall’errore che sta dietro ai risultati che è in relazione con il numero di operazioni eseguite:
ERRORE = 1 / radice quadrata di N
Ove N = numero di operazioni eseguite nel back-test
Pertanto, se nel back-test sono state fatte 20 operazioni, l’errore nel calcolo del rendimento è del + - 22.37%.
Percorrere la strada applicativa dei TS presenta il grande vantaggio di introdurre indicatori statistico-quantitativi che tengano conto della probabilità di verificarsi degli eventi o delle previsioni, evitando in tal modo l’euristica appena descritta.
3) Euristica della disponibilità (o rappresentatività) (effetto winner-loser); euristica dell’ancoraggio; sottovalutazione della regressione ai valori medi.
L'euristica della disponibilità è utilizzata quando nel fornire una stima riguardo al possibile accadere di eventi futuri le persone utilizzano la loro esperienza relativa all'accadimento di quegli eventi in passato. Tuttavia, le informazioni che vengono recuperate dalla memoria non sono quelle con il potere informativo maggiore ma sono quelle alle quali l'individuo ha associato i connotati emotivi più forti. Eventi che si sono verificati più spesso nella vita di un individuo o che lo hanno impressionato maggiormente saranno giudicati come più probabili anche se, in realtà, non lo sono. Infatti eventi più vividi o maggiormente in risalto nei mass media sono giudicati più frequenti di quanto essi non siano in realtà. Per esempio le persone in media giudicano la frequenza degli incidenti aerei significativamente superiore rispetto al reale rapporto tra voli aerei senza incidenti e voli con incidenti. Ad esempio in media gli investitori ritengono che le aziende che investono i loro soldi in programmi giudicati attraenti dagli analisti siano quelle che avranno minori problemi di bilancio e saranno meno coinvolte in azioni speculative. Perciò investono su queste aziende giudicando questi titoli meno volatili e quindi meno rischiosi. In realtà questa uguaglianza tra gestione delle aziende e rendimento dei titoli non è valida in assoluto poiché non sempre aziende con i conti in attivo hanno un rendimento superiore rispetto all'indice generale del mercato. Un altro esempio dell'uso dell'euristica della rappresentatività mostra come le previsioni a lungo termine eseguite dagli analisti di borsa tendono ad essere distorte in direzione dei titoli in quel momento più forti. Questo avviene anche se è stato provato che nell'arco di sei anni l'andamento dei titoli in crescita e di quelli in ribasso tende ad invertirsi (è il cosiddetto winner-loser effect). In altre parole quei titoli il cui valore è cresciuto nell'arco dei primi tre anni tendono ad avere, nei tre anni successivi, un rendimento in flessione mentre i titoli il cui valore è calato nei primi tre anni tendono ad avere un rendimento in rialzo nei secondi tre. E i TS?! Abbiamo già detto che una delle caratteristiche principali di cui si avvale l’operatività quando si utilizzano i segnali di buy and sell di un sistema automatico è proprio l’eliminazione della soggettività; quindi l’Analista o il Trader non andrà a comprare o vendere un titolo sulla base della propria esperienza passata, ma solo ed unicamente quando il sistema ideato fornirà un oggettivo segnale. L’aspetto dell’emotività in questo caso assume connotati diversi: non è con l’emotività della propria esperienza passata che si da un giudizio su un titolo o mercato, ma l’emotività gioca il suo ruolo dopo che il trading system è entrato in posizione; in questo caso l’emotività potrebbe spingere il Trader a non assumere quella data posizione perché risulta in contrasto con la visione di mercato che il Trader uomo ha in quel momento oppure perché il livello di perdita non risulta essere sostenibile dal punto di vista psicologico; tuttavia, un altro dei vantaggi nell’utilizzo di un TS sta nella possibilità di testare la propria emotività proprio nelle fasi di back test e forward test, mettendo alla prova il proprio io (sono disposto a sopportare il livello di perdite evidenziato in backtest, nella realtà operativa?).
L'euristica dell'ancoraggio si riferisce alla formazione di un giudizio di stima a partire da un valore di riferimento (anche un valore casuale). Questa euristica viene utilizzata dagli investitori quando, per decidere se un titolo crescerà in futuro, si avvalgono del prezzo del titolo in un determinato momento senza considerare la storia del titolo e la variabilità del suo prezzo nel passato.
Un titolo potrebbe avere un valore molto elevato in un certo momento ma non essere un investimento sicuro poiché in passato ha tenuto un andamento molto altalenante con forti crescite di valore seguite da altrettanti forti ribassi. Anche utilizzare informazioni relative all'andamento passato di un titolo per prevederne l'andamento futuro (tipico degli indicatori trend follower) senza aver soppesato l’attendibilità statistica dei segnali non è, in realtà, un comportamento razionale anche se permette una valutazione più accurata di quella che si ottiene considerando soltanto il valore delle azioni in un determinato momento. E la sottovalutazione della regressione ai valori medi? Se la performance di una squadra è statisticamente peggiore nella partita successiva a una vittoria per 6 a 0 e migliore dopo una sconfitta per 4 a 0, è semplicemente perché i risultati raggiunti in prima battuta erano estremi, dunque improbabili; tuttavia spesso non riusciamo ad essere sufficientemente regressivi e non scontiamo a sufficienza gli estremi, aspettandoci che una squadra che ha sempre vinto lo faccia anche nelle partite successive o che un mercato o un titolo azionario che è sempre andato bene, continui a farlo (e pensiamo alle fasi speculative vissute dai mercati negli ultimi anni).
Se spostiamo l’ottica ai TS vediamo come una importante caratteristica sia rappresentata dal fatto che questi, non necessariamente sono strumenti previsivi; ad esempio si può pensare ad un sistema di trading che per quanto riguarda l’operazione singola, non dia risultati migliori di quelli ottenibili con il lancio di una moneta: 50% di probabilità di vincita e 50% di probabilità di perdita; se però il sistema fosse studiato in modo tale da produrre nel tempo perdite limitate e vincite ampie, il risultato nel medio lungo periodo risulterebbe interessante; quindi, anche se il sistema non avrebbe nessuna capacità previsiva, risulterebbe comunque profittevole. Pertanto, sposare una filosofia basata su un TS ci evita il problema di non facile soluzione, di dover prevedere l’andamento futuro dei prezzi.
A questo proposito uno dei maggiori punti di forza dell’Analisi Tecnica è rappresentata dalla sua capacità di sintetizzare e racchiudere tutta l’informazione necessaria per prendere decisioni di investimento, nei prezzi (e nei volumi!) che si formano in seguito all’incontro della domanda e dell’offerta sul mercato (Il prezzo sconta tutto!).
Tuttavia, la ridondanza informativa non presenta solo il problema di essere sintetizzata (o digerita!!) ma crea fenomeni di distorsione della realtà oggettiva, rendendo problematico all’homo oeconomicus l’assunzione di decisioni razionali. E il Trader?! Anch’egli è soggetto a cadere in queste trappole cognitive?! Come può districarsi in questo labirinto per fare in modo che la propria decisione o analisi sia la più oggettiva e razionale possibile?!
La risposta più immediata a questa domanda è che, da un lato, in quanto uomo, anche un Trader può cadere in queste trappole nel momento in cui formula le propria analisi e previsioni; dall’altro, è molto probabile che tali distorsioni aumentino all’aumentare del peso della soggettività all’interno del processo di investimento che porta a fare le analisi e le eventuali previsioni. Tale soggettività si esplicita nell’interpretazione e nell’utilizzo della molteplicità di strumenti che l’Analisi Tecnica mette a disposizione. Quindi, da un lato, l’Analista Tecnico dispone di un grande potenziale legato alla capacità di sintesi degli strumenti che questa disciplina mette a disposizione, dall’altro, si trova a dover gestire i rischi insiti in un processo di investimento o analisi che utilizzi in modo soggettivo gli strumenti messi a disposizione dalla disciplina, esponendosi così alle distorsioni cognitive di cui parleremo. E dire che Autori importanti si sono spesso schierati a favore di un utilizzo soggettivo del bagaglio di analisi messo a disposizione dall’Analisi Tecnica (Steve Nison:” As with all charting methods, candlestick chart patterns are subject to the interpretation of the user. This could be viewed as a limitation. Extended experience with candlestick charting in your market specialty will show you which of the patterns, and variations of these patterns, work best. In this sense, subjectivity may not be a liability” tratto da Japanese Candlestick charting techniques) sottovalutando le “trappole della mente” in cui si rischia di incorrere quando diamo un eccessivo spazio al nostro Io.
Queste “trappole della mente” sono state ampiamente documentate e studiate nell’ambito della Finanza Comportamentale; come è noto, questa disciplina si propone di cercare di comprendere, attraverso l’utilizzo della Psicologia Cognitiva, come vengano prese le decisioni economiche, evidenziando come spesso tali decisioni siano assunte in un contesto di totale assenza di razionalità.
L’aumento delle informazioni a nostra disposizione aumenta le nostre opzioni di scelta e la Psicologia Cognitiva ha egregiamente evidenziato come in situazioni in cui si ampliano le possibilità di scegliere, aumenta ad esempio, la probabilità di rimandare nel tempo le nostre decisioni con un’esplicita propensione allo status quo, cioè a non decidere; questo aspetto rappresenta una conseguenza del cosiddetto “effetto dotazione”: la tendenza a ribadire le proprie decisioni di investimento (o le proprie analisi o la propria posizione in un trade) già in atto piuttosto che a impegnarsi in una nuova decisione quando davanti a noi si pongono una molteplicità di strade da percorrere.
Inoltre, in un contesto sempre più complesso, anche il noto “principio di regolarità” viene messo in discussione; secondo questo assunto, aggiungendo a una serie definita di opzioni di scelta delle opzioni ulteriori che comunque non sceglieremmo, l’ordine delle preferenze tra le opzioni che ci erano state offerte, non dovrebbe cambiare, anche se nella realtà questo accade poichè
la nostra mente è incapace di analizzare tutte le informazioni utili per compiere razionalmente le proprie scelte e di assegnare la giusta probabilità al verificarsi degli eventi; il nostro cervello si affida a “scorciatoie mentali” cioè a sentieri che deviano dalla strada maestra; queste scorciatoie sono definite euristiche dalla Finanza Comportamentale.
Proviamo ora a passare in rassegna alcune di queste euristiche in cui può cadere il Trader o l’Analista Tecnico nell’espletamento del proprio lavoro di analisi o del proprio processo di investimento e cerchiamo di capire se i TS possono rappresentare una valida alternativa che sia in grado di risolvere o, almeno, attenuare le distorsioni cognitive che esamineremo.
1) Sovrastima delle proprie capacità e conoscenze.
Pare che Confucio abbia detto:”La vera conoscenza consiste nel sapere che si sa quello che si sa e che non si sa quello che non si sa”; se in queste parole sta tutta l’umiltà di cui dovremmo dotarci quando affrontiamo i mercati finanziari, sembra che, invece, l’uomo medio non conosca questa massima e si ritenga più intelligente e preparato della media. Ovviamente, la sopravvalutazione sistematica delle proprie capacità, nella fattispecie di Analista Tecnico, Trader o Investitore, porta facilmente a sottostimare i rischi della nostra analisi (non impariamo abbastanza dai nostri errori!) e all’illusione di poter controllare gli eventi, potendoli analizzare correttamente e prevedere. Ad innescare tali convinzioni c’è, da un lato una componente fisiologica, legata al fatto che la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore, influenza i nostri comportamenti, innescando un feedback positivo (chi non ha camminato due metri al di sopra del terreno dopo un trade o una previsione azzeccata?); dall’altro, bisogna evidenziare come l’uomo tende a ricordare più facilmente i propri successi (analisi e previsioni azzeccate piuttosto che operazioni chiuse in utile) piuttosto che i fallimenti (analisi e previsioni sbagliate o operazioni chiuse in perdita). Un’altra conseguenza dell’eccessiva sicurezza è rappresentata dall’impreparazione: non ci si improvvisa ne Analisti Tecnici, ne Trader, ne Investitori! E qui si pensi al periodo vissuto tra il 1999 ed il 2000 all’epoca della bolla high tech: in quegli anni c’erano in giro in Italia circa 50 milioni di esperti di Borsa pronti ad analizzare e prevedere l’andamento delle più popolari azioni! Ad alimentare l’eccesso di sicurezza c’è l’idea che quando accadono cose che confermano la correttezza delle nostre analisi e previsioni, attribuiamo gli eventi alle nostre capacità di analista; al contrario, se gli eventi che accadono vanno nella direzione opposta delle nostre previsioni, non sempre siamo disposti a riconoscere i nostri errori ma, piuttosto tendiamo ad attribuire l’evento avverso a qualcosa che non eravamo in grado di controllare.
A questo punto ci chiediamo in che modo l’ideazione e l’utilizzo di un TS può aiutarci.
La prima considerazione è che un TS, in quanto fissa a priori una metodologia che utilizza determinate regole per decidere quando comprare e quando vendere su un determinato mercato, riesce ad eliminare la personalità dell’operatore, eliminando le emozioni. Inoltre, un TS non ha memoria, quindi non può ricordare (sovra o sottostimandoli) i propri errori.
Bisogna però evidenziare come anche nell’utilizzo di un sistema automatico esiste un pericolo che si ricollega alle distorsioni sinora descritte; se da un lato viene eliminato lo stress dovuto ad operazioni negative, dall’altro esiste una sorta di deresponsabilizzazione dell’ideatore del TS che rischia di essere portato ad incolpare la macchina delle eventuali perdite subite da posizionamenti sbagliati.
2) Legge dei piccoli numeri.
Si tratta della tendenza a credere statisticamente vero per le piccole serie di eventi quello che è solo approssimativamente vero per serie che si approssimano all’infinito. Se per esempio lancio in aria una moneta 10 volte e vengono fuori 3 teste e 7 croci, non posso affermare che la probabilità che lanciando in aria una moneta esca testa sia del 30%; questo a causa del fatto che il numero di lanci (10) è troppo limitato. Secondo questo approccio, l’Analista Tecnico che verifichi che in 5 casi passati l’ipervenduto desumibile da un qualsiasi oscillatore ha fornito un segnale rialzista e che per questo, al verificarsi del sesto ipervenduto preveda un rialzo, commette lo stesso tipo di errore dal punto di vista probabilistico.
Se negli ultimi mesi, per 3 volte il superamento di un certo livello di prezzo (resistenza o supporto) di una certa attività finanziaria ha innescato un rally rialzista o ribassista, la previsione di un rialzo o di un ribasso nel caso di un quarto breakout ci fa cadere sempre in un errore simile.
La difficoltà di individuare in modo soggettivo un numero sufficientemente ampio di segnali tecnici uguali in cui si è verificato un rialzo o un ribasso, avverando la previsione dell’analista, sembra rendere indispensabile l’utilizzo del computer, dei TS e di serie storiche di prezzi di attività finanziarie sufficientemente lunghe e tali da contenere un numero statisticamente significativo di segnali. Come noto, attraverso l’ideazione ed applicazione di sistemi è possibile introdurre ed approfondire nell’ambito del processo decisionale due fasi estremamente importanti: il backtest ed il forward test; queste due fasi fanno parte, in realtà, del cosiddetto processo di ottimizzazione delle variabili che compongono un TS. Nel backtest si cercano i valori delle variabili che compongono il TS che hanno lavorato meglio in termini di risultati; questa ricerca viene effettuata nell’intorno dei parametri che hanno generato il miglior risultato scegliendo il valore centrale (in questo modo si risolve il problema della cosiddetta stabilità dei parametri prescelti).
I limiti di un processo di ottimizzazione, cioè di un processo che “guarda al passato”, sono principalmente legati alla qualità della serie storica e all’overfitting. Poichè il mercato alterna fasi differenti generando diverse sovrapposizioni di micro e macro cicli di prezzo, la serie storica dovrà essere sufficientemente lunga per poter descrivere queste sovrapposizioni; tuttavia proprio una serie storica lunga espone al rischio di cambiamenti strutturali del mercato (efficienza, natura degli operatori, area economica di riferimento). Per quanto riguarda l’overfitting, occorre assicurarsi che il numero delle variabili sia contenuto (ciò limita in parte le possibilità esplicative dei modelli) e che l’ampiezza della banca dati sia elevata (con il relativo rischio di cambiamenti strutturali del mercato); in ogni caso il rischio di overfitting è sempre presente.
La presenza di questi due limiti spiega la necessità di affiancare ad una prima fase di back-test una seconda fase di forward-test, atta ad evidenziare l’affidabilità e la persistenza della performance dei TS esaminati. Il TS dovrà anche generare un sufficiente numero di operazioni al fine di poterne validare l’affidabilità. A questo proposito i risultati di un TS sono significativi proprio quando è stato eseguito un numero di operazioni di compravendita sufficientemente ampio tale da escludere che i risultati ottenuti siano dovuti al caso; la significatività di un test è data dall’errore che sta dietro ai risultati che è in relazione con il numero di operazioni eseguite:
ERRORE = 1 / radice quadrata di N
Ove N = numero di operazioni eseguite nel back-test
Pertanto, se nel back-test sono state fatte 20 operazioni, l’errore nel calcolo del rendimento è del + - 22.37%.
Percorrere la strada applicativa dei TS presenta il grande vantaggio di introdurre indicatori statistico-quantitativi che tengano conto della probabilità di verificarsi degli eventi o delle previsioni, evitando in tal modo l’euristica appena descritta.
3) Euristica della disponibilità (o rappresentatività) (effetto winner-loser); euristica dell’ancoraggio; sottovalutazione della regressione ai valori medi.
L'euristica della disponibilità è utilizzata quando nel fornire una stima riguardo al possibile accadere di eventi futuri le persone utilizzano la loro esperienza relativa all'accadimento di quegli eventi in passato. Tuttavia, le informazioni che vengono recuperate dalla memoria non sono quelle con il potere informativo maggiore ma sono quelle alle quali l'individuo ha associato i connotati emotivi più forti. Eventi che si sono verificati più spesso nella vita di un individuo o che lo hanno impressionato maggiormente saranno giudicati come più probabili anche se, in realtà, non lo sono. Infatti eventi più vividi o maggiormente in risalto nei mass media sono giudicati più frequenti di quanto essi non siano in realtà. Per esempio le persone in media giudicano la frequenza degli incidenti aerei significativamente superiore rispetto al reale rapporto tra voli aerei senza incidenti e voli con incidenti. Ad esempio in media gli investitori ritengono che le aziende che investono i loro soldi in programmi giudicati attraenti dagli analisti siano quelle che avranno minori problemi di bilancio e saranno meno coinvolte in azioni speculative. Perciò investono su queste aziende giudicando questi titoli meno volatili e quindi meno rischiosi. In realtà questa uguaglianza tra gestione delle aziende e rendimento dei titoli non è valida in assoluto poiché non sempre aziende con i conti in attivo hanno un rendimento superiore rispetto all'indice generale del mercato. Un altro esempio dell'uso dell'euristica della rappresentatività mostra come le previsioni a lungo termine eseguite dagli analisti di borsa tendono ad essere distorte in direzione dei titoli in quel momento più forti. Questo avviene anche se è stato provato che nell'arco di sei anni l'andamento dei titoli in crescita e di quelli in ribasso tende ad invertirsi (è il cosiddetto winner-loser effect). In altre parole quei titoli il cui valore è cresciuto nell'arco dei primi tre anni tendono ad avere, nei tre anni successivi, un rendimento in flessione mentre i titoli il cui valore è calato nei primi tre anni tendono ad avere un rendimento in rialzo nei secondi tre. E i TS?! Abbiamo già detto che una delle caratteristiche principali di cui si avvale l’operatività quando si utilizzano i segnali di buy and sell di un sistema automatico è proprio l’eliminazione della soggettività; quindi l’Analista o il Trader non andrà a comprare o vendere un titolo sulla base della propria esperienza passata, ma solo ed unicamente quando il sistema ideato fornirà un oggettivo segnale. L’aspetto dell’emotività in questo caso assume connotati diversi: non è con l’emotività della propria esperienza passata che si da un giudizio su un titolo o mercato, ma l’emotività gioca il suo ruolo dopo che il trading system è entrato in posizione; in questo caso l’emotività potrebbe spingere il Trader a non assumere quella data posizione perché risulta in contrasto con la visione di mercato che il Trader uomo ha in quel momento oppure perché il livello di perdita non risulta essere sostenibile dal punto di vista psicologico; tuttavia, un altro dei vantaggi nell’utilizzo di un TS sta nella possibilità di testare la propria emotività proprio nelle fasi di back test e forward test, mettendo alla prova il proprio io (sono disposto a sopportare il livello di perdite evidenziato in backtest, nella realtà operativa?).
L'euristica dell'ancoraggio si riferisce alla formazione di un giudizio di stima a partire da un valore di riferimento (anche un valore casuale). Questa euristica viene utilizzata dagli investitori quando, per decidere se un titolo crescerà in futuro, si avvalgono del prezzo del titolo in un determinato momento senza considerare la storia del titolo e la variabilità del suo prezzo nel passato.
Un titolo potrebbe avere un valore molto elevato in un certo momento ma non essere un investimento sicuro poiché in passato ha tenuto un andamento molto altalenante con forti crescite di valore seguite da altrettanti forti ribassi. Anche utilizzare informazioni relative all'andamento passato di un titolo per prevederne l'andamento futuro (tipico degli indicatori trend follower) senza aver soppesato l’attendibilità statistica dei segnali non è, in realtà, un comportamento razionale anche se permette una valutazione più accurata di quella che si ottiene considerando soltanto il valore delle azioni in un determinato momento. E la sottovalutazione della regressione ai valori medi? Se la performance di una squadra è statisticamente peggiore nella partita successiva a una vittoria per 6 a 0 e migliore dopo una sconfitta per 4 a 0, è semplicemente perché i risultati raggiunti in prima battuta erano estremi, dunque improbabili; tuttavia spesso non riusciamo ad essere sufficientemente regressivi e non scontiamo a sufficienza gli estremi, aspettandoci che una squadra che ha sempre vinto lo faccia anche nelle partite successive o che un mercato o un titolo azionario che è sempre andato bene, continui a farlo (e pensiamo alle fasi speculative vissute dai mercati negli ultimi anni).
Se spostiamo l’ottica ai TS vediamo come una importante caratteristica sia rappresentata dal fatto che questi, non necessariamente sono strumenti previsivi; ad esempio si può pensare ad un sistema di trading che per quanto riguarda l’operazione singola, non dia risultati migliori di quelli ottenibili con il lancio di una moneta: 50% di probabilità di vincita e 50% di probabilità di perdita; se però il sistema fosse studiato in modo tale da produrre nel tempo perdite limitate e vincite ampie, il risultato nel medio lungo periodo risulterebbe interessante; quindi, anche se il sistema non avrebbe nessuna capacità previsiva, risulterebbe comunque profittevole. Pertanto, sposare una filosofia basata su un TS ci evita il problema di non facile soluzione, di dover prevedere l’andamento futuro dei prezzi.
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