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giovedì 17 marzo 2011

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Le conseguenze economiche e finanziarie della tragedia giapponese

Con questo post voglio anch’io dare la mia opinione sull’impatto economico e finanziario che Il terremoto e lo tsunami giapponese potranno avere; ovviamente quello che dirò si riferisce ad una situazione che è ancora in divenire e, pertanto, diversi numeri o stime potranno già essere superati anche solo tra qualche settimana; in ogni caso i dati di cui parlerò sono importanti perché ci danno un ordine di grandezza della portata economica degli eventi giapponesi. Per cominciare, voglio ribadire la mia solidarietà ed il mio cordoglio a tutti i giapponesi che sono stati colpiti da questa tragedia.
Fatta questa doverosa premessa, proviamo ad addentrarci nei freddi numeri, calcoli e questioni economico-finanziarie di questo cataclisma, vista anche la pessima reazione che i mercati finanziari stanno avendo negli ultimi giorni. Cercherò di procedere per punti, con la finalità di rendervi più chiare le questioni che affronterò.
1) Per cominciare, il disastro provocato dal terremoto, si inserisce in una fase delicata per l’economia giapponese perché era prevista una nuova accelerazione della crescita economica nipponica, grazie al recupero delle attività globali nel corso di quest'anno. A questo punto, credo che, anche se la congiuntura esterna si manterrà favorevole, il dissesto interno non potrà fare altro che rallentare la crescita del Giappone. Sembra che l’area interessata dal terremoto sia piuttosto ampia perchè include 6 prefetture e ha una forte presenza di industrie, pari a circa il 6% del totale del paese. L’effetto globale in termini di calo della produzione, rallentamento dei traffici commerciali, dei flussi turistici e calo dei consumi, potrebbe essere davvero significativo. L’impatto sul PIL, che è stimato da diverse case di investimento tra lo 0,3% - 1,3% (un range molto ampio che evidenzia ancora la fase di incertezza) si potrebbe trasferire anche in attese di minore crescita globale (stando ad esempio alle ultime stime di JPMorgan Chase pre-terremoto, il Giappone aveva una crescita stimata dell’1,7%, mentre quella globale si attesta nell’ordine del 3,4%). A livello di numeri, Goldman Sachs, ad esempio, ha stimato il costo complessivo dei danni agli edifici e alle strutture produttive in circa 198 miliardi di dollari.
2) Nel primo giorno di negoziazioni dopo i tragici eventi dello scorso venerdì, il listino azionario giapponese (in base all’indice Topix) ha ceduto lunedì il 7,5%, seguito il giorno successivo da un’ulteriore perdita del 10% a causa delle preoccupazioni concernenti gli impianti nucleari danneggiati dallo tsunami. Il settore finanziario, quello del petrolio e del carbone e i servizi di pubblica utilità in ambito elettrico hanno subito le flessioni maggiori. Anche i principali settori all’esportazione hanno subito gravi perdite. Ovviamente, le maggiori preoccupazioni sono legate al nucleare. Tokyo Electric Power, la società che controlla la centrale nucleare di Fukushima ha ceduto qualcosa come il 40% a causa di timori di forti ripercussioni sugli impianti. Si sono verificate diverse esplosioni negli ultimi giorni e la situazione è poco chiara in termini di danni ed effetti radioattivi. Altri impianti hanno ridotto precauzionalmente l’operatività. La situazione di incertezza sta penalizzando tutti i produttori di energia del paese, direttamente o meno coinvolti nel nucleare, ma anche del mondo. Il terremoto dell’11 marzo 2011 è stato uno dei più forti con una magnitudo di 8,9, una delle più elevate dal 1990. Al momento, non ci sono sufficienti elementi per capire i danni all’impianto nucleare di Fukushima, tuttavia le notizie stanno via via peggiorando. Questo episodio potrebbe indurre un ripensamento globale sul tema del nucleare, mentre sembrano favoriti i produttori di energie rinnovabili. La cessata o minore produzione di componenti molto specialistici del settore tecnologico potrà rallentare la produzione di altri player globali (Dell, HP, Apple, etc.). Per contro, ciò potrebbe determinare un effetto di trasferimento di produzione in altri paesi come Taiwan e Corea. Alcune aziende coreane hanno già detto di avere scorte per far fronte ad eventuali effetti di scarsità. Taiwan potrebbe intervenire per fornire tecnologia e componenti ai produttori di tablet/smartphone. Anche in questo caso gli effetti positivi non sono immediati ma potranno comportare qualche tempo per la messa a punto di nuove linee di produzione e per l’approvazione dei nuovi componenti. Non bisogna poi dimenticare che Giappone, Taiwan e Corea sono diretti concorrenti in molti settori come raffinazione, chimica, auto e acciaio. Il calo della produzione di questi settori in Giappone potrà favorire proprio i paesi asiatici concorrenti. Anche il settore finanziario potrebbe soffrire: a) le banche giapponesi potranno risentire del calo dell’attività economica, del credito e per le perdite su crediti; b) le assicurazioni per l’aumento delle richieste di rimborso. Le assicurazioni di paesi come Germania e Regno Unito potranno anche subire forti ripercussioni. Per contro sono viste positivamente le banche cinesi che sono poco aperte al contesto internazionale e i cui EPS dipendono fortemente dall’economia domestica. Anche l’India è relativamente poco esposta al Giappone e potrebbe beneficiare delle difficoltà del paese asiatico.
3) Nonostante tutto, la storia ci insegna che il tempo cura le ferite generate dagli eventi più drammatici; devo riconoscere che, rispetto a situazioni precedenti di disastro, le autorità giapponesi hanno reagito rapidamente per alleviare gli effetti avversi prodotti dal terremoto sul fronte economico e finanziario. Lunedi la Banca del Giappone ha immesso la cifra record di 15.000 miliardi di yen nei mercati monetari e ha raddoppiato le dimensioni del suo programma di acquisto di asset portando la cifra a 10.000 miliardi di yen, per un totale di 40.000 miliardi di yen, nel tentativo di stabilizzare il sistema finanziario.
4) Per fare qualche considerazione in più sugli effetti attesi possiamo analizzare cosa è accaduto all’economia e ai mercati in occasione del terremoto del gennaio 1995 che interessò le aree di Osaka e Kobe. La rilevanza economica di Osaka e Kobe fu superiore, con un impatto sul PIL di circa il 6% e una popolazione di circa 14,5 milioni di persone. L’attuale episodio interessa, tra gli altri, i distretti di Miyagi, Fukushima e Sendai, meno rilevanti dal punto di vista del contributo al PIL (3,5%) e della popolazione (circa 4,5 milioni), tuttavia l’area è molto vasta ed è importante in termini di presenza produttiva energetica e non. Anche se i due episodi non sono del tutto paragonabili e le fasi del ciclo economico differiscono, vale la pena ricordare cosa accadde nel
1995. I principali effetti furono: forte calo dell’indice mensile e della produzione, calo di Export/Import e forte apprezzamento dello yen, deterioramento della propensione al consumo, con calo dei consumi soprattutto discrezionali, e forte recupero di consumi di beni durevoli nei mesi successivi. Nel 1995 l’indice Topix è sceso per tutto il primo semestre (- 26%), ma poi è rimbalzato fortemente nell’anno successivo raggiungendo il massimo a fine giugno 1996 (+55% dai minimi di un anno prima). Le forti interrelazioni dell’economia di oggi rispetto al 1995, rendono l’effetto contagio globale dell’episodio attuale più preoccupante. Si teme che questo evento, unito ad altre situazioni che stanno condizionando il contesto, come la crisi del Medio Oriente e il rialzo del prezzo del petrolio, e la perdurante debolezza dell’area Euro, siano una miscela di eventi sfavorevoli tale da frenare la fase positiva del ciclo economico in corso. In confronto al passato recente, le valutazioni di mercato sono decisamente più favorevoli. Attualmente, le negoziazioni sul TOPIX avvengono con un rapporto prezzo/valore di libro pari a 1,0x con molte società di fatto inferiori al valore di libro. Inoltre, il rapporto prezzo/utili stimato per l’indice TOPIX si attesta sul 13-14x circa, rispetto ad una media a 20 anni di oltre 30x.
5) Come è avvenuto nel caso precedente del terremoto del 1995, l’effetto sul ciclo economico giapponese di medio-lungo termine potrebbe essere favorevole grazie ai piani di ricostruzione e alla ripresa di investimenti pubblici e privati. Analogamente a quanto si è verificato nel 1996, nel 2012 ci si attende una ripresa della propensione ai consumi, della produzione industriale e degli investimenti. Ma in base a quanto sta emergendo, l’orizzonte della ripresa potrebbe essere anche più lontano.
6) La sfavorevole posizione fiscale del Giappone, in termini di elevato livello di debito costituisce un limite all’espansione della spesa pubblica e degli investimenti infrastrutturali che saranno necessari per la ricostruzione. Il Giappone ha un debito/PIL superiore al 230% e un deficit/PIL di circa il 10%. Per contro si rileva una forte propensione al risparmio delle famiglie, che è una delle più alte al mondo, anche se in calo negli ultimi anni.
7) In area Euro gli eventi nipponici potrebbero rappresentare un deciso freno alle intenzioni della BCE di voler rialzare i tassi fin dal prossimo aprile, a meno che Trichet oltre che di erostratismo non soffra anche di masochismo.
Chiudo ringraziando il blog FINANZA MONITOR (www.finanzamonitor.blogspot.com) che ha pubblicato questo post.

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