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domenica 22 novembre 2009

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Lo scollamento tra mercati finanziari ed economia reale



Dopo i minimi fatti segnare dalle Borse nel mese di marzo gli operatori hanno ricominciato ad accumulare attività rischiose(azioni, titoli corporates e titoli high yield) innescando un recupero la cui entità appare decisamente scollata dalla realtà dei dati macroeconomici; inutile ribadire la situazione del mercato del lavoro, la difficoltosa dinamica di recupero dei profitti aziendali (mossa solo da tagli dei costi e non da effettivi aumenti dei fatturati) le difficoltà sul versante del credito alle imprese e alle famiglie (le banche preferiscono ancora investire i soldi elargiti a piene mani dai Governi, in titoli di Stato e sono riluttanti a fare prestiti). Inutile anche risottolineare come i processi di deleveraging e di riduzione dell'indebitamento dei Governi e del settore privato siano solamente all'inizio.
Allora che opinione farsi dell'attuale bear market rally in atto?
Il mercato ha sempre ragione? La mia idea è che il mercato sta incorporando il fatto che tecnicamente, visto il comportamento di diversi indicatori macroeconomici, la recessione è finita e, molto probabilmente, nei prossimi mesi le autorità (NBER) lo dichiareranno esplicitamente annunciandoci che "X mesi fa la recessione è finita."
Allora, tutto nuovamente splende?! Assolutamente no!! Come succede spesso il quadro delineabile al momente è in chiaro-scuro. In questo post voglio soffermarmi sulle variabili che mi preoccupano e mi inducono a pensare che le attività finanziarie rischiose abbiano davanti a loro, nelle prossime settimane, una pausa di riflessione.
Questa pausa potrà svilupparsi come una correzione dei corsi azionari anche rapida (una due settimane) oppure come una fase di consolidamento o come si dice in gergo di mercati laterali senza una direzionalità.
Vediamo di soffermarci su alcune di queste variabili.
1)L'analisi tecnica: i principali indici azionari Usa stazionano al di sotto di resistenze importantissime (area 1100 per lo S&P500).
2)La disoccupazione americana: l’occupazione è una variabile ritardata dei cicli economici, tuttavia è un dato a cui la Federal Reserve guarda con attenzione prima di prendere decisioni di politica monetaria; alcuni analisti (Mauldin) fanno notare che per tornare ai livelli di crescita economica in cui gli USA erano quando la recessione è iniziata occorreranno circa 15 milioni di nuovi posti di lavoro, il che significa circa 250.000 nuovi occupati al mese. Cosa non facile visto che negli ultimi 10 anni solo una volta c’è stato un livello medio di nuovi occupati superiori a questa soglia: il 1999, in pieno boom tecnologico.
3)Storicamente negli Usa c'è stata una correlazione positiva tra crescita del GDP e crescita degli utili; a stime buone di crescita macro devono corrispondere stime buone di crescita degli utili; in questo momento le stime sul versante macro sono di una timida ripresa mentre gli analisti si attendono utili stellari grazie al cost cutting delle aziende. Tali utili si giustificherebbero solamente in uno scenario: ritorno dei margini di profitto sui livelli record di qualche anno fa, quando c'erano condizioni ben diverse (di utilizzo della leva finanziaria in particolare).
4) Diversi indicatori di "appetito per il rischio" sono su livelli estremi segnalandoci la possibilità di un'esagerazione di ottimismo; solitamente queste fasi sono più vulnerabili a notizie improvvise brutte (vedi le news che ci arrivano dalla Grecia e da diversi Stati americani, circa la possibilità di default).

Queste sono solo alcune delle variabili che mi fanno essere decisamente cauto dopo diversi mesi di rally delle attività finanziarie rischiose. Cauto non significa "negativo" ma su questi livelli di mercato sto allegerendo le mie posizioni su azioni e obbligazioni high yield a favore di liquidità e di titoli di mercato monetario (CASH IS KING).
A breve uscirà un numero della Financial Markets LAB Newsletter in cui farò qualche considerazione di analisi tecnica sui livelli attuali raggiunti dalle Piazze azionarie.
Passo e chiudo

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