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domenica 15 giugno 2008

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Qualche considerazione sull'inflazione

Si parla spesso di inflazione ma quali sono i dati che guardano gli operatori finanziari per delineare previsioni sugli andamenti futuri dei mercati finanziari e per costruire le proprie aspettative? Proprio venerdì 13 giugno è uscita una batteria di dati negli Usa (Consumer Price index) che gli operatori hanno dovuto metabolizzare, masticare e ruminare per cercare di estrapolare uno straccio di aspettativa futura. Il CPI è un dato estremamente importante perchè è considerato il principale punto di riferimento per il calcolo dell'inflazione. Quando vengono fatti confronti sul livello dei prezzi viene quasi sempre usato questo indice e, proprio al CPI, vengono legati molti dei contratti pubblici e privati. Di solito viene considerato maggiormente, in termini di significatività, rispetto al "fratello" PPI (Producer Price Index, che misura i prezzi applicati dai produttori sulla prima vendita commerciale ai rivenditori) perchè ha il vantaggio di comprendere i prezzi dei servizi.



Del CPI standard esiste una versione ancora più importante detta "ex food and energy", che effettua il calcolo non tenendo conto di due componenti estremamente volatili come i prezzi degli energetici e del settore alimentare. Venerdì il dato su base mensile era atteso avere una crescita dello +0.2% in base ad una media di previsioni degli economisti (il cosidetto consensus!) e, effettivamente, è uscito in linea con le aspettative degli operatori. E' interessante, se volete avere un'idea della consistenza di questo tipo di dati, andare direttamente sul sito del Bureau of Labor Statistics Usa:

http://www.bls.gov/

Altri importanti dati che hanno un impatto sull'inflazione sono rappresentati dal costo del lavoro. Proprio sul sito che vi ho menzionato troverete anche il report sull'occupazione Usa che contiene anche delle utili informazioni sul salario orario. L'importanza del costo del lavoro è legata al fatto che questo rappresenta quasi i due terzi dei costi di produzione aziendale e quindi, un eventuale aumento del costo salariale non compensato da aumenti nella produttività, si scaricherebbe sui prezzi dei beni venduti dall'impresa.

Arriviamo, per concludere, all'impatto che l'inflazione ha sui mercati finanziari, ben sintetizzata dall'equazione seguente:

Alta inflazione = più alti tassi di interesse = flessione nei prezzi dei titoli azionari ed obbligazionari a tasso fisso

E qui è importante distinguere gli effetti a breve termine da quelli a lungo termine. Nel nostro laboratorio di studio dei mercati finanziari abbiamo provato ad analizzare il comportamento storico sia dei mercati azionari che di quelli obbligazionari di fronte ad un'inflazione crescente. I dati, estremamente interessanti, sono contenuti in un FOCUS REPORT di imminente pubblicazione. Per sommi capi, la conclusione è che nel breve termine i rendimenti sia delle azioni che delle obbligazioni, sono erosi significativamente e che pertanto, azioni ed obbligazioni NON SONO UNA DIFESA CONTRO L'INFLAZIONE. Allungando però il periodo di detenzione di tali strumenti a intervalli temporali di diversi lustri, riemerge la capacità delle azioni di difendere il risparmiatore dai morsi dell'inflazione. Ovviamente, la condizione imprescindibile è che l'investitore abbia costruito un buon portafoglio dal punto di vista della diversificazione sia geografica, ma soprattutto settoriale!!!

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