3 luglio 2008 - Decisioni di politica monetaria
Nella riunione odierna il Consiglio direttivo della BCE ha adottato le seguenti decisioni di politica monetaria.
Il tasso minimo di offerta sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema è innalzato di 25 punti base, al 4,25%, a decorrere dall’operazione con regolamento il 9 luglio 2008.
Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale è innalzato di 25 punti base, al 5,25%, con effetto dal 9 luglio 2008.
Il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale è innalzato di 25 punti base, al 3,25%, con effetto dal 9 luglio 2008.
Il Presidente della BCE illustrerà i motivi di tali decisioni nella conferenza stampa che avrà luogo questo pomeriggio alle ore 14.30 (ora dell’Europa centrale).
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Dalle parole del discorso che abbiamo ascoltato non sembrano esserci riferimenti espliciti al fatto che ci possano essere nuovi rialzi dei tassi; Trichet lascia la porta aperta ad ulteriori manovre restrittive ma senza fornire indicazioni precise. Nei giorni scorsi da più parti si è assistito a dischiarazioni distensive che lascerebbero pensare, al massimo, ad un altro ritocco verso l'alto dei tassi. Proviamo ora a fare qualche considerazione:
1) La Bce ha attuato una manovra estremamente discutibile e non solo per i modi ed i tempi con la quale è stata annunciata ai mercati finanziari;
2) Trichet continua a paventare rischi inflazionistici ma la componente core dell'inflazione non è ancora stata "contagiata" dai rincari della componente volatile energy (cosi come il Cpi core Usa!);
3) Un rialzo dei tassi avrebbe avuto senso a fronte di un inflazione da domanda tipo quella che stanno sperimentando diverse economie di Paesi emergenti;
4) A parziale giustificazione della manovra attuata dalla Bce ci sono due motivazioni; da un lato la crescita della massa monetaria, che in Eurolandia sta avanzando ad un ritmo del 10% (aspetto che avevamo evidenziato in un post di qualche mese fa); dall'altro la necessità di scongiurare eventuali "second round effects", innescare cioè, la famosa spirale di aumenti prezzi-salari;
5) Trichet continua a parlare di un buon stato di salute dell'economia di Eurolandia; in realtà quest'anno si farà fatica a raggiungere una crescita del 2%; inoltre i principali indicatori di sentiment economico (Pmi, Ifo, Fiducia dei consumatori, etc.) stanno fornendo indicazioni preoccupanti; non solo, anche sul mercato obbligazionario nei giorni scorsi la curva di area Euro si è invertita (un titolo di stato a due anni rendeva di più che un titolo di stato a 10 anni!); una curva invertita è in molti casi la spia anticipatrice di una recessione;
6) Nel breve periodo è probabile che assisteremo ad un rimbalzo sia del mercato azionario che di quello obbligazionario; nel medio termine invece vedremo, con tutta probabilità, nuovi minimi delle Piazze azionarie e nuovi massimi per i tassi di interesse; la parte breve della curva dei rendimenti (titoli di stato a 2-3 anni) è attraente in termini di rendimenti offerti; prudenza sulla parte lunga della curva (la curva è molto piatta e nel breve potrebbe irripidirsi);
7) Lo scenario intermarket di medio lungo periodo più probabile appare essere quello di poter assistere a crescite macroeconomiche estremamente moderate sia in Usa che in area Euro in un contesto di moderate spinte inflazionistiche dovute all'aumento dei prezzi del petrolio; tuttavia tali aumenti non dovrebbero trasmettersi alle altre componenti del Cpi; in questo contesto, come abbiamo già detto, i mercati azionari andranno con tutta probabilità verso nuovi minimi (S&P500 in area 1180/1170) e i mercati obbligazionari rimarranno sotto pressione (Bund che rompe zona 110 e va verso 106);
8) Non possiamo escludere (anche se gli attribuiamo basse probabilità di verificarsi) scenari più drammatici nel caso dell'esplosione di un conflitto Israele - Iran. In questo caso la tanto pronunciata stagflazione sarebbe molto probabile!
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