Gli asset italiani sono sotto attacco e questo fatto è chiaramente sotto gli occhi di tutti; ai confini dell’impero romano le orde barbariche stanno premendo per l’invasione. Si perché per chi non lo ha ancora capito siamo in guerra, un’economia di guerra; una guerra combattuta senza sparare un solo colpo di arma da fuoco ma pur sempre una guerra estremamente spietata. Il fronte è quello economico-finanziario, dei nostri risparmi, di denaro accumulato spesso con sacrifici e investito in titoli di stato italiani considerati sicuri.
Purtroppo, in un'economia di guerra di sicuro non c’è più nulla (a parte l'oro); dov’è lo strumento finanziario risk free? Dov’è il tasso privo di rischio della Teoria del Portafoglio di Markovitz che abbiamo studiato all’università? Non esiste più: è questa la dura realtà con cui noi investitori dobbiamo confrontarci.
In questa guerra, poi i nostri nemici sono dietro l’angolo come cecchini; si confondono con chi dovrebbe essere tuo alleato e invece rema contro pugnalandoti alle spalle. Come ad esempio la coppia Merkel-Sarkozy che, ammantando il loro agire con la scusa di difendere l’euro, ci stanno affossando perchè la verità è che pensano solamente all'interesse della propria parrocchietta. Che dire ad esempio dei nuovi parametri che le banche europee dovrebbero rispettare e dei capitali necessari? Mi sarei atteso che le banche messe peggio fossero quelle più piene di titoli greci (quindi le banche francesi e tedesche) e che pertanto, fossero loro a necessitare di maggiori capitali; e invece no; l’accoppiata Merkel-Sarkozy è riuscita a far passare il principio che impone un maggiore approvvigionamento di capitale fresco proprio alle banche italiane.
Non è un rompicapo ma lo sembra: ci sono quattro banche italiane, valgono 22 miliardi in totale ed entro sette mesi devono trovarne altri 14,77 se non vogliono finire in braccia indesiderate (in ordine decrescente di chance la mano pubblica, il fondo Efsf, un concorrente). Entro giugno 2012 l’enigma va risolto, perché l’Eba, in combutta con le lobby creditizie francesi e tedesche, ha stabilito le nuove misure di rafforzamento patrimoniale penalizzando fortemente gli istituti italiani più tradizionali; e cosa dire di Christine Lagarde, che si permette di parlare di mancanza di credibilità dell’Italia, che è senz’altro un affermazione vera, ma che detta dalla Lagarde suona paradossale. Evidentemente ha ancora qualche difficoltà a dismettere i suoi recenti panni di ministro economico di un Paese che sotto la sua guida ha accumulato un deficit doppio di quello italiano, con le banche francesi che si riempivano di titoli pubblici altrui, greci soprattutto.
Per aiutarla a essere più prudente nei suoi giudizi le consiglio di dare un’occhiata ad alcuni dati: per il 2010 il rapporto deficit/Pil dell’Italia è stato del 4,6%, quello della Francia è stato invece del 7,1%. Tra il 2008 e il 2010 in Italia il rapporto debito/pil è inoltre cresciuto di 12,7 punti percentuali, contro i 14 della Francia.
Cosa dire poi della nostra classe dirigente?! Sono convinto che la maggior parte di questa gente (politici in testa) verrà spazzata via da questa tempesta sia essa al governo o all’opposizione perché si sta rivelando totalmente incapace di gestire questa grave situazione. I partiti poi, sono impegnati a difendere il proprio consenso elettorale invece di salvaguardare gli interessi del paese a cui appartengono.
Mentre la curva dei rendimenti dei titoli di stato italiani si inverte (detto in soldoni, un titolo a breve scadenza rende di più di un titolo a lunga scadenza) i politici italiani si azzuffano nelle varie trasmissioni televisive incolpandosi a vicenda della crisi economica; a questa situazione, dal mio punto di vista c’è solo una risposta: un governo tecnico che metta i conti al sicuro della zattera italiana dando subito corso alle riforme lacrime e sangue e che definisca una nuova legge elettorale. Solo un governo tecnico potrà avere la capacità di ragionare "fuori dagli schemi" lobbystici dei partiti tradizionali affrontando alla radice i problemi economici più urgenti. Nella situazione di queste ore il tempo diventa la variabile principale di cui tener conto; non ci sono se o non ci sono ma. Gli investitori italiani hanno bisogno di fatti e immediatamente per mettere al sicuro i propri risparmi.
La spirale del debito italiano si sorregge su tre elementi: tassi di interesse di mercato, tasso di crescita nominale e avanzo primario; ebbene per mantenere un rapporto debito/pil stabile (al 120%) a questi livelli di tasso di mercato (7.5%) occorrerebbe una crescita dell’avanzo primario del 6% ma questo ipotizzando una crescita ottimistica del 2.5%; se invece ipotizzassimo una crescita nulla (come è piu probabile in un contesto di forte rallentamento come quello attuale) sarebbe necessario un avanzo primario del 9% solo per mantenere il rapporto debito pil stabile al 120%. Queste due ipotesi sono visibili nei due grafici che vi allego.