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venerdì 19 novembre 2010

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Appunti sul petrolio

Se parliamo di petrolio ci riferiamo al re delle fonti energetiche; nel blog non mi sono mai occupato di questa insostituibile fonte energetica e, sollecitato da alcuni lettori, provo a buttare giù qualche breve riflessione.
Innanzitutto, perché il petrolio è, almeno per il momento, insostituibile?!
Beh per almeno due ragioni importanti:
1)Costi di trasporto: trasportare un barile di greggio costa il 5% del suo prezzo finale contro il 50% dei costi di trasporto del gas naturale o del carbone.
2)Maggiore duttilità grazie alla possibilità di produrre anche derivati che servono per riscaldare, produrre energia elettrica, trasportare, al contrario di carbone e gas naturale che servono, prevalentemente, per produrre energia elettrica e riscaldare.

I due riferimenti principali per stabilire la qualità del petrolio sono la densità ed il contenuto di zolfo; a seconda della densità si distinguono greggi pesanti, medi e leggeri (questi ultimi sono i migliori come il Brent ed il West Texas); a seconda del contenuto di zolfo si distinguono greggi dolci (poco zolfo, come Brent e West Texas) mediamente acidi ed acidi (con molto zolfo).
I paesi detentori li conosciamo: Arabia Saudita, Iraq, Iran, Kuwait, Emirati Arabi (circa il 65% delle riserve provate di greggio) Venezuela e Russia.
Per quanto riguarda l’offerta e la domanda mondiale, a fronte di 87 milioni di barili al giorno prodotti se ne consumano 84 milioni con un'eccedenza (capacità produttiva non utilizzata) di circa 3 milioni di barili al giorno. L’Opec con i suoi dodici paesi fondatori controlla circa il 40% della produzione mondiale.
Tenete presente che proprio una delle variabili fondamentali nell’influenzare il prezzo del petrolio è rappresentata dalla capacità produttiva non utilizzata. Oggi questa variabile si è ridotta a causa dei pochi investimenti in tecnologia e ricerca di nuovi giacimenti, rispetto agli eccessi di capacità produttiva che esistevano dalla metà degli anni ottanta sino alla fine degli anni novanta. Nel futuro credo che solo prezzi alti (la soglia stando a quello che dicono molti esperti sarebbe di prezzi sopra 45 dollari al barile) potranno dare stabilità e slancio al comparto petrolifero, grazie ad un aumento dei margini, una stabile ripresa del ciclo degli investimenti e ad un ridimensionamento degli sprechi (i consumatori Americani ne sanno qualcosa!).

sabato 13 novembre 2010

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Azioni contro Oro

E' da un po' di tempo che vediamo comparire news sull'oro sulle pagine dei giornali; i mass media continuano a segnalare la corsa all'oro da parte degli investitori. Effettivamente dando un'occhiata al grafico seguente (thanks to Chart of the day) che mostra il rapporto di forza relativa tra l'indice Dow Jones della borsa statunitense ed il prezzo dell'oro, si vede chiaramente uno scenario tecnico ancora sbilanciato a favore del metallo giallo. Interessante notare come da quando è partito il Bear Market secolare sull'azionario nel 2000, l'oro sta sovraperformando le azioni (sono 10 anni!). Importante sottolineare poi che, storicamente, i punti importanti di svolta in questo grafico si sono verificati quando il rapporto è sceso sotto la soglia di 5.
Appare pertanto ancora opportuno, in termini di asset allocation, diversificare il portafoglio con una stabile presenza di oro a detrimento della componente azionaria.