Il report gratuito di Financial Markets LAB!

Si chiama Financial Markets LAB Newsletter ed è il mio report GRATUITO di ricerca ed analisi in materia di investimenti sui mercati finanziari contenente notizie, commenti, curiosità ed approfondimenti sull'andamento dei principali mercati finanziari.

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martedì 31 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Un parallelo interessante

Guardate questo grafico che confronta l'andamento dell'indice S&P500 nel 1974-75 e oggi; se la storia dovesse ripetersi saremmo vicini ad una ripresa del trend ribassista. Questa è una delle tantissime ragioni che mi vede venditore di azioni Usa se l'indice azionario americano dovesse arrivare in zona 1350-1370. Questo con la finalità di ridimensionare l'investito azionario ed il rischio del mio portafoglio.

lunedì 30 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Chi ha in mano la carta?

Posto al volo questo interessante chart che mostra chi possiede la carta finanziaria in giro per il mondo; come si vede le economie occidentali sono quelle che la fanno da padrone rispetto alle economie emergenti; ma in un mondo in cui c'è un eccesso di carta questo è veramente un aspetto positivo??

domenica 29 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Interessante divergenza

Guardate questo grafico!
Anche dai consumi di petrolio è ben visibile la differenza di forza esistente tra le economie decadute e quelle emergenti; Usa, Europa e Giappone stanno consumando sempre meno (linea rossa) a causa del rallentamento economico che sta li attanagliando; i mercati emergenti invece continuano a consumare oro nero e a dicembre la domanda è arrivata sui massimi di sempre (linea blu).
E' l'ennesima conferma che i mercati azionari delle economie emergenti devono rappresentare una quota stabile di un portafoglio ben diversificato. Non solo! Non bisogna limitarsi all'acquisto dei mercati azionari emergenti più importanti (BRIC) ma valutare anche le economie emergenti di nicchia (le cosidette Emerging frontiers).

sabato 28 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Droga!

Guardate l'impennata  in termini dimensionali che stanno facendo i bilanci delle principali banche centrali in giro per il mondo (Cina, Usa, area Euro e Giappone)! Il riacquisto di bond a basso rating e di debito sovrano di Paesi in difficoltà sta continuando a far funzionare la pressa stampa soldi delle banche centrali.
Dove sta affluendo tutta la liquidità? Beh sui mercati finanziari direi visto che sta salendo tutto in queste ultime settimane: equity su, oro su, bond su, corporate e high yield su. La liquidità, come una droga sta inebriando il sistema facendolo scollare per l'ennesima volta dalla realtà! Ma per quanto tempo durerà?

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - 10 domande per il 2012

Ecco la seconda parte delle 10 domande! Buona lettura!

domenica 22 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Crash Confidence Index

Uno degli indicatori che tengo sotto controllo abitualmente è quello che vi presento nel chart qui sotto; viene elaborato dalla Yale School of Management ed è un indicatore di sentiment composito molto importante; più basso è e tanto meno sono quelli (investitori istituzionali e privati) che non si aspettano un crollo dei corsi azionari; come la maggior parte degli indicatori di sentiment funge da indicatore contrarian nel senso che quando è molto alto c'è troppa compiacenza nei confronti delle azioni mentre quando è molto basso c'è troppa paura nell'acquistare azioni. Ebbene i livelli raggiunti da questo indicatore sono incoraggianti e lasciano ben sperare per i rendimenti della classe azionaria nei prossimi mesi.

sabato 14 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - 10 domande per il 2012

E' in uscita il primo numero del 2012 della Financial Markets LAB Newsletter; risponderò a 10 domande che riguardano i mercati finanziari e l'economia per l'anno appena cominciato; nel rispondere a questi quesiti voglio darvi la mia opinione riguardo quello che dobbiamo attenderci e come dobbiamo orientare i nostri investimenti nei prossimi mesi. Buona lettura!

venerdì 6 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Outlook 2012: cosa ci attende?

Ed ecco alcuni punti salienti espressi nell'ambito di conf call che ho ascoltato ieri mattina:

Nomura: l'equity strategy team vede una crescita degli eps americani del 6% (a 103 $); per fine 2012 il tasso dei treasury decennali Usa dovrebbe essere al 2.25%; la crescita del Gdp dovrebbe attestarsi sul 2.5% per quest'anno con un'inflazione in salita dall'1.2% all'1.6%. Il target di fine anno dello S&P500 è 1400.

Cumberland Advisors: la politica monetaria della Fed dovrebbe essere di supporto per tutto il 2012; l'eps delle azioni Usa dovrebbe attestarsi sui 100 $; i profitti delle corporate Usa rappresentano una fetta molto importante del Pil statunitense e non si vedono elementi per pensare altrimenti visto che gli elevati livelli di disoccupazione tengono basso il costo del lavoro, l'inflazione è moderata e il costo del denaro è estremamente basso. Il target di fine 2012 per lo S&P500 è 1350-1400.

mercoledì 4 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Outlook 2012: cosa ci attende?

Finite le vacanze eccomi di nuovo ai posti di combattimento pronto per un nuovo anno denso di incognite; ho iniziato una serie di conf call con le principali case di investimento internazionali e colgo l'occasione per riportarvi il loro outlook 2012; vediamo le prime due che ho avuto modo di ascoltare questa mattina:
Bank of America: gli strategist prevedono una crescita globale modesta nel 2012; la soluzione dei problemi dell'area euro passa per una modifica dei trattati che sorreggono la moneta unica, mentre l'EFSF così come è stato concepito non è destinato a produrre effetti risolutivi; infine l'euro dollaro che, per la fine del 2012 è visto tornare a 1.40.
Goldman Sachs: la recessione dovrebbe colpire in modo diverso i paesi dell'area euro e dovrebbe essere più acuta nei paesi periferici; l'azionario è visto cedente nella prima parte del 2012 e poi successivamente in recupero nella seconda parte dell'anno sino ai livelli di inizio 2012. Per la crisi della zona euro la politica rappresenta la variabile più importante che potrebbe dare una svolta positiva; infine l'euro dollaro che è visto a 1.40 per la fine del 2012.
Per il momento è tutto.

domenica 1 gennaio 2012

DAL LABORATORIO DEI MERCATI FINANZIARI - Il discorso di fine 2011 del Presidente della Repubblica

Dedico il primo post del mio blog al discorso di Giorgio Napolitano, che mi ha colpito per lucidità, contenuti e capacità di sintesi. Penso che il testo sia da leggere con attenzione e non sia da ascoltare nel bel mezzo di una festa di fine anno quando hai il bicchiere dello spumante in mano; per questo lo ripropongo qui in versione integrale.

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Palazzo del Quirinale, 31/12/2011
Buona sera e buon anno. E innanzitutto, grazie. E' un grazie che debbo a tanti di voi, a tanti italiani, uomini e donne, di tutte le generazioni e di ogni parte del paese, per il calore con cui mi avete accolto ovunque mi sia recato per celebrare la nascita dell'Italia unita e i suoi 150 anni di vita. Grazie per la partecipazione sentita e significativa a quelle celebrazioni, per lo spirito di iniziativa che si è acceso nelle più diverse istituzioni e comunità, accompagnando uno straordinario risveglio di memoria storica e di mobilitazione civile, e portando le celebrazioni del Centocinquantenario a un successo, per quantità e qualità, superiore anche alle previsioni più ottimistiche.
Il mio è, in sostanza, un grazie per avermi trasmesso nuovi e più forti motivi di fiducia nel futuro dell'Italia. Che fa tutt'uno con fiducia in noi stessi, per quel che possiamo sprigionare e far valere dinanzi alle avversità : spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un'economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un'eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute.
Non mi nascondo, certo, che nell'animo di molti, la fiducia che ho sentito riaffiorare e crescere nel ricordo della nostra storia rischia di essere oscurata, in questo momento, da interrogativi angosciosi e da dubbi che possono tradursi in scoraggiamento e indurre al pessimismo. La radice di questi stati d'animo, anche aspramente polemici, è naturalmente nella crisi finanziaria ed economica in cui l'Italia si dibatte.
Ora, è un fatto che l'emergenza resta grave : è faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno ; i nostri Buoni del Tesoro - nonostante i segnali incoraggianti degli ultimi giorni - restano sotto attacco nei mercati finanziari ; il debito pubblico che abbiamo accumulato nei decenni pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti. Lo sforzo di risanamento del bilancio, culminato nell'ultimo, così impegnativo decreto approvato giorni fa dal Parlamento, deve perciò essere portato avanti con rigore. Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Specie se l'economia riprenderà a crescere : il che dipende da adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo, capaci di produrre coesione sociale e nazionale.
Parlo dei sacrifici, guardando specialmente a chi ne soffre di più o ne ha più timore. Nessuno, oggi - nessun gruppo sociale - può sottrarsi all'impegno di contribuire al risanamento dei conti pubblici, per evitare il collasso finanziario dell'Italia. Dobbiamo comprendere tutti che per lungo tempo lo Stato, in tutte le sue espressioni, è cresciuto troppo e ha speso troppo, finendo per imporre tasse troppo pesanti ai contribuenti onesti e per porre una gravosa ipoteca sulle spalle delle generazioni successive.
Nella seconda metà del Novecento, il benessere collettivo è giunto a livelli un tempo impensabili portando l'Italia nel gruppo delle nazioni più ricche. Ma a partire dagli anni Ottanta, la spesa pubblica è cresciuta in modo sempre più incontrollato, e ormai insostenibile. E c'è anche chi ne ha tratto e continua a trarne indebito profitto : a ciò si legano strettamente fenomeni di dilagante corruzione e parassitismo, di diffusa illegalità e anche di inquinamento criminale. Né, quando si parla di conti pubblici da raddrizzare, si può fare a meno di mettere nel mirino l'altra grande patologia italiana : una massiccia, distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale. Che ci si debba impegnare a fondo per colpire corruzione ed evasione fiscale, è fuori discussione. Sapendo che è un'opera di lunga lena, che richiede accurata preparazione di strumenti efficaci e continuità : ed è quanto si richiede egualmente per un impegno di riduzione delle disuguaglianze, di censimento delle forme di ricchezza da sottoporre a più severa disciplina, di intervento incisivo su posizioni di rendita e di privilegio.
Ma mentre è giusto, anzi sacrosanto, fare appello perché si agisca in queste direzioni, è necessario riconoscere come si debba senza indugio procedere alla puntuale revisione e alla riduzione della spesa pubblica corrente : anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative.
Per procedere con equità si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta che in altri paesi o anche di provvidenze generatrici di sprechi.
Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall'esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro : per la fondamentale ragione che il mondo è cambiato, che l'epicentro della crescita economica - e anche di quella demografica - si è spostato lontano dall'Europa, e non solo il nostro paese, ma il nostro continente vedono ridursi il loro peso e i loro mezzi, e debbono rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro.
Mi si consenta una piccola digressione personale : vengo da una lontana, lunga esperienza politica concepita e vissuta nella vicinanza al mondo del lavoro, nella partecipazione alle sue vicende e ai suoi travagli. Mi sono formato, da giovane, nel rapporto diretto, personale con la realtà delle fabbriche della mia Napoli, con quegli operai e lavoratori. E' un sentimento e un'emozione che ho visto rinnovarsi in me ogni volta che ho visitato da Presidente una fabbrica, incontrandone le maestranze. Comprendo dunque, e sento molto, in questo momento, le difficoltà di chi lavora e di chi rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi ha concluso o sta per concludere la sua vita lavorativa mentre sono in via di attuazione o si discutono ancora modifiche del sistema pensionistico. Ma non dimentico come nel passato, in più occasioni, sia stata decisiva per la salvezza e il progresso dell'Italia la capacità dei lavoratori e delle loro organizzazioni di esprimere slancio costruttivo, nel confronto con ogni realtà in via di cambiamento, e anche di fare sacrifici, affermando in tal modo, nello stesso tempo, la loro visione nazionale, il loro ruolo nazionale.
Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione del paese? Non è stato forse così in quel terribile 1977, quando c'era da debellare un'inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l'attacco criminale quotidiano e l'insidia politica del terrorismo brigatista?
Guardiamo dunque con questa consapevolezza alle grandi prove che abbiamo davanti : come superare i rischi più gravi di crisi finanziaria per il nostro paese, e come reagire alle minacce incombenti di recessione. L'Italia può e deve farcela ; la nostra società deve uscirne più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa.
Rigore finanziario e crescita. Crescita più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud, da mettere in moto con misure finalizzate alla competitività del sistema produttivo, all'investimento in ricerca e innovazione e nelle infrastrutture, a un fecondo dispiegarsi della concorrenza e del merito. E' a queste misure che ha annunciato di voler lavorare il governo, nel dialogo con le parti sociali e in un rapporto aperto col Parlamento. Obbiettivo di fondo : più occupazione qualificata per i giovani e per le donne.
Si è diffusa, ormai, la convinzione che dei sacrifici siano inevitabili per tutti : ma la preoccupazione maggiore che emerge tra i cittadini, è quella di assicurare un futuro ai figli, ai giovani. E' questo obbiettivo che può meglio motivare gli sforzi da compiere : è questo l'impegno cui non possiamo sottrarci.
Perseguire questi obbiettivi, uscire dalle difficoltà in cui non solo noi ci troviamo è impossibile senza un più coerente sforzo congiunto al livello europeo. E' comprensibile che anche in Italia si manifesti oggi insoddisfazione per il quadro che presenta l'Europa unita. Ma ciò non deve mai tradursi in sfiducia verso l'integrazione europea.
Quel che abbiamo costruito, insieme, tenacemente, è stato decisivo per garantirci sempre di più pace e unità nel nostro continente, progresso in ogni campo, crescente benessere sociale, salvaguardia e affermazione nel mondo dei nostri comuni interessi e valori europei.
E oggi, ben più di cinquant'anni fa, solo uniti potremo ancora progredire e contare come europei in un quadro mondiale radicalmente cambiato. All'Italia tocca perciò levare la sua voce perché si vada avanti verso una più conseguente integrazione europea, e non indietro verso anacronistiche chiusure e arroganze nazionali. Occorrono senza ulteriori indugi scelte adeguate e solidali per bloccare le pressioni speculative contro i titoli del debito di singoli paesi come l'Italia, perché il bersaglio è l'Europa, ed europea dev'essere la risposta.
Risposta in termini di stabilità finanziaria e insieme di rilancio dello sviluppo. E non ci siamo. Particolarmente sottovalutata è la prospettiva della recessione, con tutte le sue conseguenze. In quanto all'Italia, è tempo che da parte di tutti in Europa si prendano sul serio e si apprezzino le dimostrazioni che il nostro paese ha dato e si appresta a dare, pagando prezzi non lievi, della sua adesione a principi di stabilità finanziaria e di disciplina di bilancio, nonché del suo impegno per riforme strutturali volte a suscitare una più libera e intensa crescita economica. Abbiamo solo da procedere nel cammino intrapreso, anche per far meglio sentire, in seno alle istituzioni europee - in condizioni di parità - il nostro contributo a nuove, meditate decisioni ed evoluzioni dell'Unione.
In questo senso sta svolgendo il suo mandato il governo Monti, la cui nascita ha costituito il punto d'arrivo di una travagliata crisi politica di cui il Presidente del Consiglio, on. Berlusconi, poco più di un mese fa, ha preso responsabilmente atto. Si è allora largamente convenuto che il far seguire precipitosamente, all'apertura della crisi di governo, uno scioglimento anticipato delle Camere e il conseguente scontro elettorale, avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista dell'interesse generale del paese. Di qui è venuto quel largo sostegno in Parlamento al momento della fiducia al governo, con una scelta di cui va dato merito a forze già di maggioranza e già di opposizione.
E' importante ora che l'Italia possa contare su una fase di stabilità e di serenità politica. Ciò non toglie che ogni partito mantenga la sua fisionomia e si caratterizzi in Parlamento con le sue proposte rispetto all'azione che l'esecutivo deve portare avanti. Soprattutto, un vasto campo è aperto per l'iniziativa dei partiti e per la ricerca di intese tra loro sul terreno di riforme istituzionali da tempo mature. Queste sono necessarie anche per creare condizioni migliori in vista di un più costruttivo ed efficace svolgimento della democrazia dell'alternanza nello scenario della nuova legislatura dopo il ritorno alle urne.
Mi auguro che i cittadini guardino con attenzione, senza pregiudizi, alla prova che le forze politiche daranno in questo periodo della loro capacità di rinnovarsi e di assolvere alla funzione insostituibile che gli è propria di prospettare e perseguire soluzioni per i problemi di fondo del paese. Non c'è futuro per l'Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica.
Solo così ci porteremo, nei prossimi anni, all'altezza di quei problemi di fondo che sono ardui e complessi e vanno al di là di pur scottanti emergenze. Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, confrontandoci con la condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l'emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati, o con quella del dissesto idrogeologico che espone a ricorrenti disastri il nostro territorio, o con quella di una crescente presenza di immigrati, con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare.
Ci si pongono dunque acute necessità di scelte immediate e di visioni lungimiranti. Occorre una nuova "forza motivante" perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto "con speranza fondata verso il futuro". Questo ci hanno detto nei giorni natalizi alte voci spirituali. Esse si sono in effetti rivolte al più vasto mondo in cui si collocano i travagli della nostra Italia e della nostra Europa. Un mondo nel quale sono emerse di recente nuove correnti e forze portatrici di aspirazioni alla libertà e alla giustizia, ma anche difficoltà e tensioni, e ancora feroci repressioni. Mentre restano aperti antichi focolai di contrapposizione e di conflitto, e si manifestano ciechi furori religiosi, fino a dar luogo a orribili stragi di comunità cristiane.
L'Italia non può restare, e non resta, estranea a ogni possibile iniziativa di pace e umanitaria : come dice la nostra partecipazione - anche con dolorosi sacrifici di giovani vite - a quelle missioni militari e civili internazionali che vedono migliaia di nostri connazionali farsi onore. Nel salutarli e ascoltarli in occasione del Natale, ho colto accenti confortanti di alto senso di responsabilità e di forte vocazione al servizio del bene comune.
Sono accenti che colgo, qui in Italia, in tante occasioni di incontro con le molteplici espressioni dell'universo della solidarietà, del volontariato, dell'impegno civile. Sono accenti che trovo in lettere toccanti che mi vengono indirizzate da persone anziane, da giovani e ragazzi, da uomini e donne che raccontano i loro propositi operosi e le loro esperienze. Lasciatemi dunque ripetere : la fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia.
E allora apriamoci così al nuovo anno : facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l'Italia.

A voi tutti, con affetto, buon 2012 !